lo scontro sui diritti

Un tweet avvelena il ddl Zan. La discussione finisce a insulti

Luigi Frasca

Nel quarto giorno di discussione generale sul disegno di legge Zan al Senato, si fa più concreto che il rischio che il voto definitivo sul testo sull'omotransfobia slitti a settembre, dopo la pausa estiva dei lavori. Il dibattito nell'Aula di Palazzo Madama non si è ancora concluso: dei 35 senatori iscritti a parlare ieri, 16 non sono intervenuti, e oggi l'Aula di Palazzo Madama dovrà iniziare l'esame del decreto Sostegni bis, che deve essere convertito in legge entro il 24 luglio, pena scadenza. La discussione generale potrebbe non proseguire prima di martedì prossimo.

Oltre agli oltre mille emendamenti, sul ddl pesa poi la «spada di Damocle» annunciata da Roberto Calderoli e Ignazio La Russa che, in una lettera alla conferenza dei capigruppo, hanno anticipato che proporranno di votare - possibile anche in modalità segreta - per evitare il passaggio alla votazione degli articoli, una volta conclusa la discussione generale. «La sensazione è che ora il Pd voglia prendere tempo e, dopo che la richiesta di sospensiva stata respinta per un solo voto nei giorni scorsi, intenda allontanare il voto definitivo sul ddl», sostengono fonti del centrodestra. Durante la riunione dei capigruppo, riferiscono poi fonti di Italia viva, Davide Faraone avrebbe esortato i colleghi a chiudere l'intesa prima dell'estate. «Non vorrei calasse l'attenzione visto che ci sono importanti decreti da convertire. M5s e Pd, invece di continuare con muro contro muro che rinvia tutto a sine die», avrebbe lamentato, «comincino a ragionare».

  

Stessa accusa di voler rinviare il voto, per la verità, è mossa dagli ex giallorossi a Iv e al centrodestra. «I 672 emendamenti al ddl Zan dimostrano che la volontà della Lega non è mai stata quella di mediare ma solo di affossare una legge di civiltà attesa da anni», denuncia la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi. Pd sulle barricate anche per il tweet controverso con cui l'ex presidente leghista della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, suggerisce un nesso tra persone Lgtb e sieropo sitivi. «Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il vaffa... e la cancellazione dalla lista dei contatti. Perché questi eroi la prossima volta che intervistano un Lgbt non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?», scrive Borghi sui social. Questi sono «coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia ...», si limita a commentare il segretario del Pd Enrico Letta.

Degli oltre mille emendamenti presentati per rendere più accidentato il percorso del ddl già approvato alla Camera, 672 sono firmati dalla Lega, 134 da Forza Italia, 126 da FdI, una ventina dal vice presidente leghista del Senato Roberto Calderoli, un'ottantina dalla senatrice Udc Paola Binetti, quattro dalla presidente del gruppo Autonomia Julia Unterberger, di cui uno sull'abolizione del riferimento all'identità di genere, depositato con con Iv, che ne ha presentato un secondo sull'autonomia scolastica; infine due a firma del socialista Riccardo Nencini sulla libertà di opinione. «Abbiamo presentato un ordine del giorno generale, che chiederemo di votare prima dell'esame degli emendamenti, per dare piena chiarezza interpretativa sull'intero provvedimento», spiega l'ufficio di presidenza del gruppo del Pd al Senato.

«Nel pieno rispetto del dibattito in corso e utile a fissare le basi di un confronto trasparente in Aula. Un ordine del giorno che pone anche nero su bianco, al riparo da ogni distorsione e strumentalizzazione, gli obiettivi politici del gruppo dei senatori del Pd si prosegue - Ovvero, rispetto ai contenuti dell'articolo 1, che non può mai essere il solo elemento volontaristico a determinare la rettificazione di attribuzione di sesso, bensì un percorso di accertamento rigoroso svolto in sede giudiziale. Rispetto ai contenuti dell'articolo 4, che, come sostenuto costantemente dalla giurisprudenza di merito, va garantita sempre la tutela delle libere manifestazioni di pensiero. Che, infine, relativamente ai contenuti dell'articolo 7, vanno promosse disposizioni finalizzate non a sostenere pensieri o azioni ispirati a ideologie, ma a trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo i diritti e i doveri costituzionalmente garantiti della persona».