Il bilancio di Forza Italia è un disastro tra parlamentari morosi e perdite per 100 milioni. Chi paga? Silvio Berlusconi
Forza Italia sempre in debito di ossigeno. Anche se la situazione debitoria sembra migliorare rispetto al profondo rosso del passato, il partito di Silvio Berlusconi resta in bolletta. Colpa soprattutto dei morosi, ovvero di tutti quei parlamentari e consiglieri regionali che non pagano regolarmente le quote dovute e hanno provocato un buco difficile da ripianare in tempi brevi. L’ultimo bilancio, quello chiuso il 31 dicembre 2020, parla chiaro: i conti presentano un disavanzo di circa 827 mila euro per effetto del quale il patrimonio netto «incrementa la perdita progressiva, passando da 99 milioni 730mila 617 euro del precedente esercizio a 100 milioni 557mila 905 euro».
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Una cifra che non farà certo felice il Cav, stanco di continuare a staccare assegni milionari per tappare le falle nelle casse della sua creatura politica. Anche se rispetto all’anno passato ci sono «minori criticità finanziarie» e la situazione debitoria «evidenzia un sensibile miglioramento» «rimanendo poco al di sopra di complessivi 100 milioni di euro», avverte nella sua relazione gestionale il tesoriere e senatore Alfredo Messina. Le criticità sono frutto dell’insufficiente afflusso dei contributi e del Covid che ha impedito nel 2020 lo svolgimento dei congressi provinciali e nelle grandi città, compromettendo il tesseramento. Messina non ha dubbi: «La riduzione dei versamenti provenienti dai parlamentari e dai consiglieri regionali di Fi rappresenta la causa primaria del decremento dell’ammontare dei proventi». Non solo, a peggiorare il quadro, «si segnalano nel corso dell’esercizio in esame, le numerose fuoriuscite di deputati e senatori» con relative dimissioni dai rispettivi gruppi parlamentari. Le contribuzioni di deputati, senatori ed eletti a Bruxelles sono in netto calo: 384mila 912 euro, ovvero circa la metà del 2019 (685mila 732 euro), a cui va aggiunto il contributo dei consiglieri regionali di poco più di 63mila euro, in linea con i 78mila 100 euro di un anno fa. Così come sono fortemente diminuite le donazioni da parte di persone fisiche: appena 6.670 euro rispetto agli oltre 200mila euro del 2019. Dalle cosiddette persone giuridiche il partito ha ottenuto, invece, 230mila 400 euro, cifra non molto lontana dai 200mila 546 euro dell’esercizio precedente.
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Così a salvare i conti di FI ci pensa sempre Berlusconi, unico creditore del partito che deve al suo fondatore oltre 92,2 milioni di euro. L’ex premier, per garantire la sopravvivenza del partito, ha dovuto versare nelle casse forziste un contributomostruoso sotto forma soprattutto di fidejussioni personali. Parliamo di due tranche, comprensive di interessi passivi maturati: una di oltre 46 milioni di euro nel 2014 e un’altra di poco più di 44 milioni nel 2015. Il totale dei debiti di FI è pari a 100 milioni 38 mila 580 euro. In soccorso di FI anche le aziende del leader azzurro: nel rendiconto c’è traccia di un assegno di 100mila euro staccato dalla Finanziaria d’investimento Fininvest spa con sede a Roma.