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Enrico Letta, il sedicente cattolico che rifiuta il dialogo: se non vuole Salvini, perché non se ne va?

Francesco Storace
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Enrico Letta sta al governo ma nessuno capisce piùperché. Il partner più importante della maggioranza, Matteo Salvini gli chiede di discutere i contenuti più controversi della legge Zan prima di martedì, quando è previsto il rodeo parlamentare su norme tanto discusse.
Ma Letta, con una spocchia incredibile, dice di no. Lui con Salvini non ci parla, con un tratto di maleducazione di non poco conto. Preferisce rischiare di affondare la legge bandierina anziché mettersi seduto a parlarne con chi sostiene lo stesso governo.
A questo punto diventa davvero una pagliacciata, quella di Letta. Perché se ti prendi la responsabilità di dare un governo all’Italia, hai anche il dovere di contribuire a sciogliere nodi delicati.

 

 

 

 

 


Pure se si tratta di una legge di competenza parlamentare, più che governativa. Chi sostiene lo stesso governo non può diventare un soggetto da scacciare, un politico con cui non si discute. Perché la domanda più immediata diventa: che ci stai a fare al governo con lui…?
Mario Draghi, prima o poi, dovrà affrontare il tema legato al comportamento di Enrico Letta, che mina continuamente le basi della convivenza di una coalizione eterogenea. Ogni giorno il segretario del Pd ha bisogno di dimostrare di essere vivo, senza rendersi conto che precipita sempre di più nel gradimento della pubblica opinione che, nella sua larga maggioranza, ha difficoltà a comprendere perché due leader politici non debbano parlarsi.


Quello di Letta è un comportamento infantile: è tutt’altro che quello statista che vorrebbe dimostrare di essere.
D’altronde, è sempre lo stesso soggetto che quando perse la Campanella di Palazzo Chigi preferì l’esilio alla Patria. E adesso privilegia lo scontro al dialogo. E questo sarebbe un cattolico…

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