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Mattarella e Draghi aiutino a riportare a casa l'italiano in carcere ad Abu Dhabi

Francesco Storace
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Il destino dell’imprenditore italiano Andrea Costantino è anche nelle mani del presidente Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi. Per il nostro connazionale, in carcere ad Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, da quasi quattro mesi serve un energico intervento dello Stato. Perché non è accettabile che un cittadino italiano possa essere recluso in un carcere straniero senza nemmeno conoscere il capo d’accusa nei suoi confronti.
È una vicenda di cui Il Tempo si è già occupato, ma che ora potrebbe assumere un rilievo istituzionale di non poco conto non appena i massimi vertici istituzionali assumeranno le determinazioni che ad essi spettano, anche in termini di pressione politico-diplomatica.
Finora fiacca è stata l’iniziativa della Farnesina. A quanto risulta non hanno avuto alcun esito le varie richieste del nostro ministero degli Esteri, che pure avrebbe dovuto evidenziare la smaccata violazione di ben precisi vincoli internazionali che impegnano gli Stati ad informare i paesi di provenienza quando è arrestato un loro connazionale. È la convenzione di Vienna del 1961 a stabilire l’obbligo di comunicazione, e gli Emirati vi hanno aderito nel 1977.

Stando alle voci che circolano, sull’incredibile detenzione di Andrea Costantino avrebbe influito anche l’inasprimento dei rapporti con l’Italia. Le misure restrittive contro il traffico d’armi non sono state gradite dagli sceicchi in guerra con lo Yemen e ogni occasione viene buona per le loro rappresaglie. Recentemente c’è stato un allentamento dell’embargo e chissà che non possa entrarci anche una soluzione che ambienti diplomatici che non vogliono essere citati definiscono come una specie di «sequestro di Stato».

Naufragata qualunque iniziativa diretta da parte di Di Maio – al quale nessuno intende rimproverare alcunché, ma questa è la situazione – sono proprio Mattarella e Draghi a dover decidere se impegnarsi direttamente. Non ci sono conferme ufficiali, ma pare che dalla fine di giugno sia disponibile sia al Colle che a Palazzo Chigi un articolato documento sulla detenzione di Costantino. Nelle pagine a disposizione dei due Presidenti c’è l’intera cronistoria di questi quasi quattro mesi e gli abusi perpetrati tra Dubai – dove è stato «arrestato» – e Abu Dhabi, sede della sua detenzione.

Mattarella e Draghi farebbero bene a prendere possesso del dossier sul caso Costantino, perché nel frattempo passano i mesi senza che nessuno sia messo in condizione di sapere per quali reati l’imprenditore italiano è recluso. Il mistero che aleggia attorno alla sua sorte pare impenetrabile, persino il primo consigliere della nostra ambasciata in loco ha avuto difficoltà per poter confermare in quale carcere fosse stato destinato Andrea Costantino. Poi, scarse notizie sul detenuto, che solo il 20 aprile, un mese dopo l’arresto, ha potuto incontrare per un colloquio il nostro diplomatico. «Poi - è messo nero su bianco nelle carte a disposizione di Mattarella e Draghi - ulteriori trentasette giorni di buio assoluto». Addirittura si è negato qualsiasi contatto tra il legale nominato da Stefania Giudice, la compagna di vita di Costantino, ad Abu Dhabi e il detenuto, fregandosene tranquillamente del diritto alla difesa. Di fronte ad un discreto elenco di abusi commessi dalle autorità locali diventa inimmaginabile tollerare ulteriormente il trattamento dell’Italia arrestato a Dubai. Ed è la richiesta che avrebbe fatto pervenire al Capo dello Stato e al premier quanti hanno a cuore il destino di Costantino. L’immagine dell’Italia nel mondo non vale solo al cospetto della Regina d’Inghilterra, potremmo aggiungere, ma va fatta rispettare anche al cospetto degli sceicchi arabi.

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