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Scatta la guerra al reddito di cittadinanza. Matteo Salvini lo vuole rivedere, Fratelli d'Italia eliminare

Pietro De Leo
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Il reddito di cittadinanza torna a conquistare la centralità del confronto politico. E l’assetto di unità nazionale a sostegno del governo non scalfisce quel bi-polarismo di fatto, attorno alla misura, che ne ha sempre segnato l’andamento. Su cui si affollano critiche delle imprese (molte categorie affrontano le difficoltà nel reperire personale, specie stagionale) oltre ai casi di cronaca giudiziaria su abusi nella percezione della misura, troppe volte assegnata anche a chi non ha titoli o è dedito ad attività criminali. Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha affermato: «Dobbiamo dircelo una volta per tutte: il reddito di cittadinanza va dato a chi ha veramente bisogno per qualche mese ma non può essere uno strumento di lavoro nero e di dissuasione al lavoro». Dunque, lo strumento «dopo l’estate va ripensato». Non ci sono distinguo nel centrodestra di governo: «Ostinarsi a portare avanti una misura così mal fatta è un rischio troppo alto da assumersi per chi ha a cuore il bene della nazione», osserva il cofondatore di Coraggio Italia Giovanni Toti. Da Forza Italia, invece, la vice presidente del gruppo alla Camera Annaelsa Tartaglione osserva: «Tutta la parte del reddito di cittadinanza che, al di là del contributo economico, doveva fungere da inclusione al lavoro, non ha funzionato». E aggiunge che «nodo vero da affrontare è quello della riqualificazione delle competenze».

 

 

Dall’opposizione, Fratelli d’Italia annuncia una mozione per cancellare «uno strumento perverso –afferma il capogruppo a Montecitorio Francesco Lollobrigida- che nasce come politica attiva per trovare lavoro ma ha risolto la vita solo agli inutili navigator». Una vera e propria bordata, però, arriva in zona centrosinistra dal leader di Italia Viva Matteo Renzi. Qualche giorno fa aveva lanciato la proposta di un referendum abrogativo della misura. Ieri è tornato sul tema: «Non è solo diseducativo – ragiona riferendosi allo strumento- ma è un sistema pensato dallo scienziato Mimmo Parisi, preso dal Mississippi e rimandato in Mississippi. Questo Parisi ha fatto dell’Anpal un deserto, hanno inventato i navigator, che sono stati un esborso di soldi pazzesco». Per il senatore toscano, le risorse del Rdc andrebbero date. La proposta di una consultazione popolare per dire addio all’assegno, peraltro, era stata accolta con sdegno dal Movimento 5 Stelle (che ne ha fatto un punto qualificante della propria missione politica) e Pd.

 

 

Dalle fila dei dem peraltro, proprio il ministro del lavoro Andrea Orlando ne ha rivendicato la funzione sociale. «Invito a leggere il rapporto annuale Inps prima di parlare del reddito di cittadinanza», stigmatizzando che il confronto «appare a un tasso di strumentalità che fa sospettare che si sia in procinto di attivare una pericolosa, sbagliata campagna contro i poveri e di criminalizzazione della povertà». Questo argomento è il mantra solitamente utilizzato dai suoi promotori, eludendo le problematiche relative alla funzione di «welfare to work». Criticità oggettive e ben note se è vero che anche Luigi Di Maio (ministro del lavoro ai tempi della sua approvazione) qualche mese fa aveva aperto a un «tagliando» della misura.

 

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