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Ddl Zan al Senato col rischio rinvio. Mediazione quasi impossibile, i partiti si preparano allo scontro

Pierpaolo La Rosa
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Tanto atteso, alla fine l’appuntamento è arrivato. Riflettori puntati, oggi pomeriggio, alle 16.30, sull’Aula di palazzo Madama che comincerà ad affrontare l’esame del disegno di legge Zan. Un provvedimento, quello contro l’omotransfobia, che nelle ultime settimane ha letteralmente incendiato il dibattito politico. Si inizierà, quindi, con la discussione generale, con il già annunciato intervento del leader di Italia viva, Matteo Renzi, e con le votazioni sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità che non dovrebbero rappresentare un problema. Un dibattito che ben presto potrebbe, però, tramutarsi in una corsa ad ostacoli. C’è chi evoca, infatti, immagini legate ad una vera e propria arena di combattimento, chi parla apertamente di Vietnam con tanti voti segreti in arrivo - chiesti presumibilmente dal centrodestra - e relativo rischio di franchi tiratori. Uno scontro, insomma, destinato a durare, con un muro contro muro che non promette nulla di buono.

 

 

Probabile che la Lega faccia ostruzionismo, mentre il M5S sta attraversando lo psicodramma interno. Ci sono perplessità anche nel Partito democratico, a dispetto dell’intenzione del segretario Enrico Letta di arrivare fino in fondo, con il via libera del Senato allo stesso, identico testo approvato dalla Camera. Le premesse non sono, dunque, incoraggianti, anche se il relatore del provvedimento, il leghista Andrea Ostellari, annuncia di voler procedere, prima dell’arrivo delle misure nell’emiciclo, ad un ultimo, disperato tentativo di mediazione nella commissione Giustizia da lui presieduta. Meno conciliante il leader del Carroccio, Matteo Salvini, che avverte: «Domani (oggi, ndr) torno a Roma in Aula perché c’è questo ddl Zan da bloccare o quantomeno da cambiare in Parlamento. C’è una legge che lo stesso Santo Padre chiede di modificare. Il problema non è Salvini o Renzi, ma sono le libertà, la libertà è un bene primario. Difendere il diritto all'amore di chiunque, due ragazzi, due ragazze, è sacrosanto, punire i deficienti che insultano, offendono, aggrediscono è sacrosanto - spiega l’ex ministro dell’Interno -, ma lasciamo fuori i bambini e lasciamo la gente libera di pensare all'idea di famiglia come meglio crede».

 

 

La situazione, d’altra parte, è nota: da un lato ci sono Pd, M5s e Liberi e uguali che non sono disponibili a modificare quanto stabilito a Montecitorio; dall’altro, il centrodestra, con Iv, che spinge per alcune correzioni al tormentato disegno di legge, con particolare riferimento alla cancellazione di ogni riferimento all’identità di genere. E proprio dal capogruppo renziano a palazzo Madama, Davide Faraone, si ribadisce la volontà di giungere ad una intesa. Certo, i 17 senatori di Italia viva saranno decisivi, così come i 46 rappresentanti del gruppo Misto, formato per lo più da ex pentastellati. Il pallottoliere segna così 145 contrari ad apportare modifiche contro i 134 voti, almeno sulla carta, del centrodestra. In tutto questo, ecco farsi viva la prospettiva di un rinvio dell’esame a settembre, dopo la pausa estiva. Sì, perché tra l’elezione dei due componenti di pertinenza del Cda della Rai ed il decreto Sostegni bis da convertire in legge entro il prossimo 24 luglio, i margini per concentrarsi sul ddl Zan a palazzo Madama sono risicati. Meglio prendere tempo.

 

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