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Matteo Salvini blinda il governo: "Anche senza Conte, siamo la garanzia per Draghi e Cartabia"

Pietro De Leo
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Cinque mesi segnano un'era politica e il tempo giusto del ribaltamento. A febbraio di quest' anno il mantra ricorrente tra certi osservatori era l'interrogativo su quando Matteo Salvini avesse lanciato il «Papeete2», per far saltare l'esperienza complicata del governo Draghi. Ora siamo ad estate inoltrata, e di strappi non si vede nemmeno la rincorsa. Anzi, nel mezzo del tour per sostenere il referendum sulla giustizia, il leader della Lega non perde occasione per confermare il suo sostegno al governo. «Noi siamo la garanzia per Draghi e Cartabiaha detto ieri in un'intervista al Corriere della SeraM5S e Pd creano solo problemi». E ancora: «Conte farà di tutto per mandare a casa Draghi perché accusa di avergli rubato il posto».

Alla domanda su quale sarebbe la posizione della Lega qualora l'ex Presidente del Consiglio tentasse di buttar giù l'Esecutivo, Salvini risponde: «Cercheremo di impedirlo con ogni mezzo democratico», poi aggiunge, «facciano quel che credono, tanto il governo va avanti lo stesso». Il leader della Lega non crede neanche all'ipotesi opposta, ossia che Draghi possa lui stesso perdere la pazienza di fronte alla divisioni interne. «Mi auguro proprio di no. Vorrebbe dire che oltre alla pazienza avrebbe perso la speranza di cambiare il Paese. Davanti a noi abbiamo un'occasione straordinaria che lascerà il segno per prossimi vent' anni. Sarebbe un delitto sprecarla». Orizzonte, dunque, 2023, «perché anche se Conte vuole mandare a casa Draghi, i 5 Stelle non vogliono rimanere senza lavoro e senza stipendio prima del tempo. Noi saremo al fianco di Draghi sino alla fine. Poi si voterà e avremo, spero, un governo a guida Salvini che come primo atto introdurrà la flat tax».

Dunque, il segretario leghista tiene la linea di fare da argine alle tensioni per far proseguire il cammino del governo. E si tratta di un ribaltamento vero rispetto alle uscite del Segretario Pd Enrico Letta, avvezzo a lanciare a Salvini continui ultimatum «o dentro o fuori», rispetto alla linea del governo. Rispetto all'esecutivo, infatti, i profili di criticità provengono proprio dall'ala sinistra.

Da quando l'ex premier, tornato da Parigi, è subentrato a Nicola Zingaretti, il tentativo di restituire un contorno politico al Pd si è spesso tradotto nella rivendicazione di obiettivi divisivi, quali lo ius soli e il ddl Zan. Su quest' ultimo, peraltro, che domani sbarcherà al Senato, le tensioni interne al Pd, tra crisi di coscienza, perplessità sul contenuto e scelte strategiche di ostilità alla segreteria, potranno tradursi in un balletto sui numeri. 01tre alle conseguenze politiche, devastanti al Nazareno, qualora il provvedimento dovesse essere affossato. Capitolo 5 Stelle. Nelle scorse settimane abbiamo già visto quanto sia stato complicato il percorso per arrivare ad una sintesi tra Grillo e Conte per la ricostruzione del progetto. Ora, l'accordo è stato trovato e l'ex Presidente del Consiglio potrà afferrare il timone del Movimento. Ma già i distinguo espressi sulla riforma della giustizia fanno presagire che la sua non sarà una leadership ritagliata sull'attuale progetto di governo. Il cui racconto assume un connotato del tutto opposto alle previsioni, con una sinistra nel ruolo di socio destabilizzante.

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