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Enrico Letta, il Domani svela il business del segretario Pd in Francia: ecco perché tifava per la flat tax

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Domenico Alcamo
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Uno tra i fondatori di un’importante società di mediazione. Oltre ad una serie di incarichi in varie realtà. In un lungo articolo, Domani ha ricostruito il profilo “extra politico” di Enrico Letta, maturato negli anni parigini, quando dopo l’addio, o meglio, l’ “arrivederci” dato alla politica italiana aveva piantato il centro della sua attività Oltralpe. Notoriamente tra i docenti di “Science Po”.

Ma c’è anche altro. Ad esempio, come ricostruisce il quotidiano, l’attuale segretario Pd compare tra i fondatori di “Equanim”, società parigina, che nel proprio sito si definisce “prima piattaforma di mediazione internazionale”. Che ha portato a termine un dossier importante. “Uno degli accordi più importanti per l’economia continentale degli anni a venire: i due giranti transalpini di acqua, rifiuti ed energia, Veolia e Suez, hanno trovato l’intesa per fondersi dando vita ad una società da 37 miliardi di fatturato (…). Suez si era opposta per via giudiziaria al tentativo di acquisizione di acquisizione di Veolia dando vita ad una battaglia durata tre stagioni” dunque “a permettere la pace è stata Equanim, della quale Letta è presentato sul sito come uno dei fondatori”.

Ma non finisce qua. “Era il 2016 – prosegue Domani - quando Letta fu nominato nell’advisory board di Amundi, società specializzata nell’asset management, controllata dal gruppo Credit Agricole e nota in Italia soprattutto per aver acquisito Pioneer (il braccio del risparmio gestito) dalla Unicredit di Jean Pierre Mustier, con una trattativa avviata nel dicembre di quell’anno. Amundi - prosegue Domani - non ha voluto rendere pubblica quale sia stata la retribuzione per quell’incarico, ma ci ha confermato che Letta lo ha lasciato a marzo di quest’anno per incompatibilità con il ritorno alla politica italiana”.

Altro incarico, poi, Letta lo ha avuto a Publicis, gruppo pubblicitario. “Nel maggio 2019 è diventato membro del consiglio di sorveglianza del gruppo”. Qui, peraltro, è possibile quantificare l’impegno: “l’ultimo bilancio depositato da Publicis registra l’impegno e la remunerazione di Letta: per otto sedute, sempre presente, è stato pagato 100 mila euro”. Peraltro, a questo proposito il quotidiano nota che una delle controllate di Publicis, l’americana Qorvis, cura da vent’anni l’immagine della monarchia saudita.

“Poco dopo l’ingresso in Publicis, Letta ottiene un nuovo incarico”: co presidente di “Tojoy Western Europe”. Di che si tratta? “Un Acceleratore di start up per le imprese cinesi e per le imprese che vogliono entrare nel mercato cinese”. Una società che si avvale della collaborazione di un buon numero di ex Capi di stato e di governo occidentali. Ad esempio, con Letta figura Werner Faymann, ex cancelliere austriaco. Ma c’è un’ulteriore tassello nel lunghissimo carnet di Letta. Amministratore (dal 2016 al marzo 2021) della Liberty Zerta, “holding che ha come azionisti diversi fondi di private equity riconducibili al fondo Glendgower Capital e al fondo Bluegemme e che gestisce sostanzialmente i proventi del business del marchio di moda Liberty”. Insomma, un ventaglio di incarichi ad ampio raggio. 

 

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