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Niente intesa sul ddl Zan: rimandato a settembre. Letta nei guai: addio maggioranza con il voto segreto

Nadia Pietrafitta
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«La verità è che nessuno sa come finirà questa partita e che probabilmente finirà dopo l’estate». A sera, dopo una nuova giornata di scontro sul ddl Zan, tra i corridoi di palazzo Madama la consapevolezza è questa. Le posizioni dei partiti sono ormai «congelate» da giorni e, salvo imprevisti, così resteranno fino a martedì prossimo, quando, prima della riunione dell’Aula, il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari, relatore del provvedimento, ha convocato un nuovo tavolo politico. Un tentativo, last minute ma assai poco quotato, di trovare un’intesa sulla legge contro la transfobia. In assenza di novità politiche di rilievo, è la «numerologia» a farla da padrone. Martedì, quando il testo approderà in Aula, il primo esame da superare sarà quello delle pregiudiziali di costituzionalità. Sul tema interverrà anche Matteo Renzi: «Nel voto segreto questa legge non passa - insiste il leader Iv - Non ci sono più margini per continuare a prenderci in giro. Siamo a un passo da una legge che tutela centinaia di ragazzi omosessuali e che possono avere delle tutele maggiori. Io dico facciamo un accordo su quei punti più divisivi, e ci rispondono con odio e scatenando le campagne d’odio. Mai vista una legge contro l’odio che si vorrebbe imporre odiando chi chiede di parlarne».

 

 

Sulle pregiudiziali, in ogni caso il voto è a scrutinio palese, quindi non dovrebbe riservare troppe sorprese. Più o meno, infatti, dovrebbe ripetersi lo scenario avuto martedì con il voto sul calendario: 111 sono stati i sì al rinvio dell’esame del ddl Zan al 22 luglio, 145 i contrari e 23 gli astenuti, i senatori di FdI. 145 vs 134, quindi, in una partita in cui ballano 11 voti. Superato questo primo scoglio, inizierà la discussione generale che dovrebbe andare avanti anche nella giornata di mercoledì (quando il Senato dovrà anche votare per i componenti del Cda Rai). Sarà poi la presidenza di palazzo Madama, di concerto con la conferenza dei capigruppo, a stabilire il termine di presentazione degli emendamenti. «Almeno serviranno 48 ore, quindi se ne riparlerà la settimana prossima», spiegano gli addetti ai lavori. Dal numero delle proposte di modifica presentate dipenderà l’iter del provvedimento. La Lega, secondo gli ultimi rumors, sarebbe pronta a presentare centinaia di emendamenti. «I tempi, data la natura del provvedimento, non potranno certo essere contingentati - ragionano i senatori - e in più ci sono tre decreti in arrivo dalla Camera in scadenza. Il dl Sostegni bis, infatti, scadrà il 24 luglio, il Semplificazioni il 30 luglio e il testo sulla Cybersicurezza il 13 agosto. «Andremo avanti a stop&go, ma è difficile arrivare alla meta prima dell’estate», è il ragionamento. Quale sia la meta, poi, è tutto da stabilire, data anche la presenza, prevista dal regolamento, di parecchi voti segreti.

 

 

Attorno agli emendamenti potrebbero crearsi maggioranze inedite. «È difficile fare i conti stavolta - viene riferito - in tanti non si schiereranno». C’è poi la quota dei «franchi tiratori» (6 o 7 tra i dem, stessa cifra per il M5S). Enrico Letta, in ogni caso, sembra per ora respingere ogni ipotesi di mediazione e resta fisso sull’obiettivo: «Se ognuno è coerente con quello che viene detto e fatto il Ddl Zan viene approvato. L’altro giorno in Parlamento si è visto che sulla calendarizzazione i voti ci sono stati - insiste - La Lega e Salvini non hanno mai voluto nessuna intesa nei confronti del Ddl Zan perché loro sono strutturalmente contro questa legge. È difficile se non impossibile immaginare una mediazione con loro». «Martedì ci sono due possibilità - ribatte Matteo Salvini - o dici "Il pacchetto è questo, prendere o lasciare. Tiro dritto" oppure dici "Accetto tre emendamenti" e l’unanimità vota la legge che difende i diritti civili».

 

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