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Niente volontari, in Toscana compagni senza Festa dell'Unità

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Più carestia che pandemia. E nella Toscana rossa chiude i battenti la festa dell’Unità. In pratica siamo all’estinzione della tradizione rossa. Perché sono finiti pure i volontari, non ci sono più i comunisti di una volta...

La Nazione ha dato la notizia nelle cronache toscane. Ma che da quelle parti non si trascorra più l’estate con piadine, salsicce e bandiera rossa è una notiziona. Come ricorda il quotidiano toscano, proprio in quelle terre, cent’anni orsono a Livorno, la scissione dal partito socialista diede vita al Partito comunista d’Italia. Quella storia la si trova sui libri, ma non ci sarà più una festa a celebrarla.

 

 

 

 

 

 

“Le grandi Feste dell’Unità – annota La Nazione - sono morte. La pandemia è stata l’alibi, non ha fatto altro che staccare la spina a un paziente ormai terminale. Da anni mancavano i volontari, i soldi, ma più di tutto lo spirito, quell’unità che nei passaggi storici dalla svolta della Bolognina in poi, si è sfilacciata in un partito che nel cambiare nome e simboli era diventato liquido, poi gassoso, e ancora oggi è sempre più diviso, litigioso, correntizio".

La festona a Firenze non si farà nemmeno quest’anno: si è deciso per gli eventi diffusi, nei circoli. Ciò che accade a Firenze succede anche a Livorno, proprio lì dove il 19 gennaio 1921 il Pci nacque: è rimasta una lapide nel cuore del vecchio quartiere della Venezia, riferisce il quotidiano toscano. In via San Marco, dove prima della guerra c’era il Teatro San Marco. Ora in quello che resta, dopo la guerra e i bombardamenti, c’è un asilo. Ma i compagni restano in casa.

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