sconquassati

M5s, Giuseppe Conte sfila il MoVimento a Beppe Grillo per farlo diventare un'altra cosa

Franco Bechis

Non sappiamo se Giuseppe Conte riuscirà a sfilare a Beppe Grillo il Movimento 5 stelle che ha fondato. Però ci sta tentando palesemente, e anche con una certa abilità. Non ultima la conferenza stampa di ieri in cui l'ex premier non ha annunciato praticamente nulla, ma ha fatto un passo in più nell'attacco al fondatore spingendo sempre più parlamentari che non possiamo più definire grillini a schierarsi con lui. La conferenza stampa era un evento, perché indubbiamente lo è un ciclone che sta squassando il primo gruppo parlamentare esistente (anche se i sondaggi da tempo dicono che avrebbe perso la metà dei consensi), che è anche la forza più consistente della maggioranza che sostiene Mario Draghi.

  

Non è stato una sorpresa Conte, che ovviamente non è cambiato rispetto a quello ben conosciuto dagli italiani quando da palazzo Chigi nell'anno della pandemia era solito entrare senza preavviso nelle loro case e “consentire” o “non consentire” libertà che i poveretti avevano immaginato di potere avere dalla nostra Costituzione. So che Conte è accreditato ancora oggi (molto meno di quattro mesi fa) di buona popolarità dai sondaggi e che quindi forse piacerà anche a qualcuno dei nostri lettori. Ma sono sincero: a me non è mai piaciuto, anzi. E' un uomo pieno di sé, con autostima ingigantita, incapace di guardare la realtà oltre la propria persona. Aggiungo che è incline a raccontare frottole, ben sapendo che in questo non è solo in politica. Anche ieri ne ha raccontata più di una, ergendosi quasi a fondatore del governo Draghi pur avendo fatto di tutto per non farlo nascere e quel che era in suo potere (poco) per fare fallire il tentativo. Si propone capo politico del partito di maggioranza senza esserne nemmeno iscritto, e ha costruito con l'abilità dell'azzeccagarbugli e l'attenzione ai particolari di un buon ragioniere una gabbia legale per blindare il suo trono futuro.

Sembra essere attento a questa costruzione pensata per togliere il M5s a Grillo come se fosse l'unica a poterlo legittimare e garantire anche agli occhi dei militanti, ma in questi mesi si è preso il potere come se tutto questo non fosse necessario. Ne ha dato prova proprio ieri quando, tradito da un eccesso di pienezza di sé, ha voluto raccontare le magnifiche gesta compiute una volta uscito da palazzo Chigi: il suo candidato comune concordato con Enrico Letta come sindaco di Napoli, lo stesso copione seguito per indicare una candidata comune alla guida della Regione Calabria. Si è già preso dunque la leadership del movimento da privato cittadino che manco ne era iscritto, e ha concluso accordi con alleati politici che ha scelto senza chiedere nulla a nessuno e nemmeno consultare quel “popolo degli iscritti o della rete” che ora invece gli sembra così fondamentale per sfilare a Grillo la sua creatura. Non c'è nemmeno una punta di verità in tutto quel che ha detto  in conferenza stampa, ma da avvocato di una certa esperienza Conte sa usare indifferentemente un argomento e quello esattamente opposto a proprio vantaggio con assoluta spregiudicatezza.

Non sappiamo al momento in cui andiamo in stampa se Grillo si arrenderà, sventolando bandiera bianca forse amareggiato dall'atteggiamento ingrato e un po' vile di parlamentari e ormai notabili a cinque stelle che considerava quasi suoi figli. Ma se quella storia andrà in mano a Conte, si trasformerà di sicuro in qualcosa di diversissimo da quel che è stato in questo decennio. Un partito tradizionale in tutto salvo che nelle regole di democrazia, visto che di fatto Conte si auto-incorona distribuendosi pure generosi poteri e dispensandone al cerchio dei fedelissimi. Ma con il Movimento come l'abbiamo conosciuto e visto questo non ha nulla a che vedere, e per capire bene quanta distanza ci sia dalla forza politica che nel bene e nel male ha segnato questa epoca sarebbe bastato rivolgere a Conte la domanda che ieri è mancata: “Mi scusi, ma può ricordarmi quali sono le cinque stelle del Movimento?”. E magari chiedergli pure che programma aveva su ciascuna di loro. La conferenza stampa sarebbe finita lì.