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Crisi M5s, tra Conte e Grillo non c'è intesa

Dario Borriello
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Nel Movimento 5 Stelle è guerra di nervi tra il garante e co-fondatore, Beppe Grillo, e il leader in pectore, Giuseppe Conte, sempre deciso a ragionare su un disimpegno dopo le uscite del comico genovese, giovedì scorso, nelle assemblee con i parlamentari. La situazione è ancora in stallo, dall’entourage dell’ex premier spiegano, in maniera molto sintetica, che non ci sono novità né sviluppi nell’opera di ricucitura, tantomeno un contatto tra i due «sfidanti».

I pontieri, però, sono all’opera per provare innanzitutto a far scendere i gradi della tensione sotto il livello di guardia, poi sarà fatto un tentativo per capire se i cocci di questo rapporto si sono possono rimettere insieme o se la frattura è davvero irrecuperabile. Dai rumors di chi sta lavorando, a riflettori spenti, sulla trattativa, filtra cauto ottimismo. La situazione, però, è ancora estremamente delicata e gli animi esasperati già da una lunga gestazione per chiudere la partita con Rousseau (per la consegna dei dati degli iscritti), ogni minimo dettaglio fuori posto rischia di far saltare definitivamente gli equilibri. Questo lo ha capito perfettamente il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che infatti getta acqua sul fuoco: «Il MoVimento 5 Stelle è una splendida comunità. Insieme abbiamo affrontato diverse fasi, anche le più difficili e complicate, ma le abbiamo sempre superate usando testa e cuore. Il bene che tutti vogliamo al M5S è il pilastro su cui fondare le nostre decisioni. Mettiamocela tutta». Lo scontro tra Grillo e Conte, oltre a tenere i Cinquestelle col fiato sospeso, inevitabilmente si riverbera sui gruppi parlamentari, nei quali è scattata la corsa per capire chi, in questa partita, sta con il garante e chi, invece, con l’ex premier. «Non credo alla scissione tout court - spiega un parlamentare della vecchia guardia.

 

 

 

 

 

Qualcuno potrebbe anche scegliere di uscire dal Movimento per seguire Conte, qualora decidesse di fondare un proprio partito. Ma non immagino un bagno di sangue nei gruppi». Le chat interne sono roventi, tra chi è a caccia dell’ultimo aggiornamento e chi usa lo spazio di confronto per esprimere la propria opinione. Attendono gli sviluppi e aspettano di capire se davvero domani Conte terrà una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni e annunciare se il suo impegno andrà avanti o con il M5S resteranno «amici più di prima», come ha confidato mercoledì scorso a qualche senatore, durante gli incontri a Palazzo Madama. Il caos interno al Movimento interessa anche alleati e avversari. Soprattutto in chiave governo. «Non credo che ci siano o debbano esserci atti di politica che minimo il governo - dice Enrico Letta -. Per il bene dell’Italia, a questo esecutivo serve tutto tranne che l’instabilità». Ma il segretario del Pd fa non entra nel dibattito interno: «Guardo con rispetto a quello che sta accadendo dentro il Movimento». Più tranchant, invece, Matteo Renzi: «Ho l’impressione che il M5s sia finito».

Il leader di Iv, poi, chiarisce di non avere conti in sospeso con l’ex premier, ma «se Conte discute con Di Maio e Taverna dello Statuto dei 5 Stelle non mi preoccupa, se discute sulla gestione del Paese sì». Si tiene un passo indietro anche il coordinatore di Fi, Antonio Tajani, che alla domanda se i dissidi pentastellati rischiano di mettere in difficoltà il governo, ha una risposta ferma: «Mi auguro che non accada, sarebbe da irresponsabili far cadere Draghi». Vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, invece, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sul braccio di ferro Grillo-Conte: «Mi auguro che si risolva positivamente». Mentre il candidato sindaco di Napoli della coalizione di centrosinistra, Gaetano Manfredi, è ancora più deciso: «Non mi preoccupa la situazione del Movimento 5 Stelle, perché il mio programma è basato sulle cose da fare e sugli interessi della città». L’appello che arriva dalla pancia del Cinquestelle, però, è quello di trovare una quadra. Per usare le parole del presidente pentastellato della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni: «Non scherziamo, il Movimento ha bisogno di avere riferimenti chiari e basi solide. Grillo e Conte si parlino, si chiariscano, si mettano d’accordo ma non deludano il popolo Cinquestelle».

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