Il vaffa a Beppe Grillo, Conte è a un passo dall'addio
Il nuovo Movimento 5Stelle si inceppa sul nascere. Giuseppe Conte non ci sta e dopo la strigliata di Beppe Grillo, con tanto di standing ovation dei deputati pentastellati, mette in stand by la sua candidatura a guidare il movimento. Un vero e proprio passo indietro, prima della presentazione dello Statuto e subito dopo il divorzio con la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio. Neanche il pressing dei suoi fedelissimi, per lo più senatori, che si sono presentati nella sua residenza romana nel caldo pomeriggio della Capitale, sembra aver fatto breccia nel leader in pectore. Dopo più di due ore di confronto con Stefano Patuanelli, Paola Taverna e Ettore Licheri, infatti, l’avvocato pugliese - filtra dall’incontro - sembra irremovibile e non ha alcuna intenzione di tornare sui suoi passi.
Inutile, spiegano fonti pentastellate, tuttavia affidarsi «alla psicosi da retroscena» perché Conte - viene assicurato - parlerà molto probabilmente lunedì sfatando ogni dubbio. Una lunga pausa di riflessione che non sarà però «inattiva». Conte avrà infatti altre interlocuzioni nelle prossime ore e non è escluso che tra i suoi referenti ci sia lo stesso Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri è tra quelli, insieme a Patuanelli, che si sta adoperando più attivamente come mediatore e i contatti con l’ex premier sono continui. Al suo rientro dalla missione in Slovenia, Di Maio, potrebbe infatti serrare il confronto per ristabilire nel Movimento quella «compattezza necessaria soprattutto in questo momento» perché serve «il massimo impegno e lavorare per unire».
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Il problema tuttavia è reale. Il nuovo M5S è solo un embrione e rischia di trovarsi senza guida dall’oggi al domani. Il leader in pectore purtroppo, dopo la discesa a Roma di Grillo, ha potuto constatare con mano che il suo seguito non è numericamente quello che si aspettava. E non è infatti un caso che abbia incontrato per ora solo senatori e non deputati. L’altro problema è nella resistenza del comico genovese a uscire di scena, a non avere voce in capitolo, lasciando la sua creatura trasformarsi in un partito con «un uomo solo al comando». Insomma Grillo vuole difendere il suo ruolo da garante, anche sul dossier del secondo mandato. I due, entrambi d’accordo sull’abolizione della norma, sarebbero però ai poli opposti sulla sua realizzazione. Conte vorrebbe dare la possibilità non a tutti, ma a chi lo merita, mentre il comico genovese non vorrebbe fare distinzioni e far votare la decisione su Rousseau. Il caos regna sovrano, con i problemi a cascata che questa situazione ha sia sul Partito democratico che sulla maggioranza di governo.
L’eventuale uscita di scena di Conte toglierebbe al Nazareno un interlocutore fidato nella partita delle prossime amministrative, nella quale sono ancora aperte possibilità di alleanze sia a Milano che a Bologna. Sul fronte di Palazzo Chigi è Matteo Salvini a delineare il quadro: «Una gran confusione, che rischia di fare male al paese, non a Grillo e a Di Maio. Si devono approvare leggi importanti e se i Cinque Stelle continuano a passare il loro tempo a prendersi a schiaffoni, a creare partiti, sarà un brutto segno». Ad approfittare del travaglio interno del suo ex movimento è Davide Casaleggio: «Penso che ci siano visioni diverse del Movimento che stanno emergendo» tuttavia «le idee di Conte non mi sono ancora chiare e non ho capito perché abbia tenuto segreto questo statuto. Non è con uno statuto che si fa un movimento. Sembra piuttosto un partito del ’900».