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Serve una risposta europea, l'appello di Draghi sui migranti

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«La situazione economica europea e italiana è in forte miglioramento. Secondo le proiezioni della Commissione europea, nel 2021 e nel 2022 l’Italia crescerà rispettivamente del 4,2% e del 4,4%, come il resto dell’Ue. Molti degli indicatori che abbiamo a disposizione indicano che la ripresa sarà probabilmente ancora più sostenuta». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle sue comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno. L’aula di Montecitorio ha alla fine approvato con 411 sì, 18 no e 36 astenuti la risoluzione di maggioranza, con l’astensione di Fratelli d’Italia e il voto contrario di L’alternativa c’è.

«Ragionevolmente ottimista» sull’evoluzione della situazione europea, si dice il premier, «la fiducia, insomma, sta tornando. Il nostro obiettivo è superare in maniera duratura e sostenibile quei tassi di crescita anemici che l’Italia registrava prima della pandemia. Per fare ciò è fondamentale mantenere a livello europeo una politica di bilancio espansiva nei prossimi mesi» sottolinea Draghi, che però individua alcuni rischi, primo tra tutti il virus con «l’emergere e il diffondersi di nuove e pericolose varianti, che possono rallentare il programma di riaperture e frenare consumi e investimenti», ma anche inflazione, debito mentre «l’ultimo rischio riguarda la coesione sociale e la sostenibilità ambientale».

 

 

 

Tra i temi affrontati dal premier il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Come ho avuto modo di dire ieri alla presidente von der Leyen, l’approvazione da parte della Commissione è infatti soltanto il primo passo», perché «nei prossimi mesi ci aspetta un cammino impegnativo, per avviare i progetti di investimento previsti e per portare avanti l’agenda di riforme» sottolinea Draghi, che avverte: «Gli occhi dell’Europa sono sull’Italia. Il nostro è infatti il programma più di sostanza, più grande, per un importo pari a 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 30 miliardi del fondo complementare. Il successo del programma Next Generation EU dipende in larga parte da noi».

Tra i temi più caldi all’ordine del giorno del Consiglio, sicuramente quello dei migranti: «È importante ricordare - ha affermato il premier in sede di replica - che è dal giugno del 2018 che l’immigrazione non è più all’ordine del giorno del Consiglio europeo, è bastato semplicemente il fatto che io lo chiedessi e l’hanno messa all’ordine del giorno. Non è tanto la rivendicazione di un merito, anche perché non sappiamo come questa discussione andrà a finire, ma il marcare una sensibilità diversa, il capire che questi problemi si possono affrontare solo insieme». «Il Governo vuole gestire l’immigrazione in modo equilibrato, efficace e umano. Ma questa gestione non può essere soltanto italiana. Deve essere davvero europea» è stata la riflessione di Draghi, secondo cui «occorre un impegno comune che serva a contenere i flussi di immigrazione illegali; a organizzare l’immigrazione legale; e aiutare questi paesi a stabilizzarsi e a ritrovare la pace. E penso, ovviamente, in modo particolare alla Libia».

 

 

 

Il premier spiega: «Tra i Paesi dell’Unione, esiste un’ampia convergenza sull’esigenza di superare il Regolamento di Dublino. Si tratta di una convenzione concepita in una diversa fase storica, adatta semmai a gestire numeri più contenuti di quanto non siano oggi. Al momento, però, una solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo attraverso la presa in carico dei salvati in mare rimane divisiva per i 27 Stati Membri. Serve un’alternativa di lungo periodo, per fare in modo che nessun Paese sia lasciato solo». Draghi chiede inoltre che il «Consiglio promuova un’azione più incisiva sui rimpatri, anche attraverso lo strumento dei rimpatri volontari assistiti, e che favorisca un impegno comune a sostegno dei corridoi umanitari» .Per quanto riguarda i rapporti tra Ue e Turchia, «il Consiglio intende sottolineare di nuovo la disponibilità dell’Unione Europea a cooperare in alcune aree di interesse comune», ma - avverte il premier - «ribadiremo però la nostra preoccupazione per il rispetto dei diritti fondamentali in Turchia, come i diritti delle donne, i diritti civili e i diritti umani».

«C’è sempre un "ma anche", che c’è sempre un "però" - ha attaccato in aula il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, rievocando la retorica attribuita a Walter Veltroni - Lei è il capo del governo italiano e, in questa fase in cui ci stiamo indebitando fortemente, abbiamo, forse lei più di altri, il dovere di dare segnali di incoraggiamento. E, poi, abbiamo anche un altro dovere, che è quello, purtroppo, a sinistra sempre deficitario, di rappresentare gli interessi italiani. Lei è il capo del governo italiano, non è ancora - le auguro di diventarlo presto - commissario europeo ed essere presidente del Consiglio italiano significa andare in Europa con rispetto, facendo sicuramente anche gli interessi dell’Europa, ma gli interessi dell’Europa vanno composti attraverso la sommatoria o la sintesi degli interessi degli Stati che compongono il continente europeo e l’Unione, che ha un senso solo e soltanto perché esiste un continente europeo. E, quindi, l’approccio non può non essere anche critico o autocritico, perché, altrimenti, non andiamo da nessuna parte». Pronta la replica di Draghi: «Mi vien voglia di rispondere all’onorevole Rampelli, che ha messo in dubbio la mia volontà e la mia capacità di rappresentare gli interessi degli italiani. Volevo solo dirgli che ho finito il discorso con questa frase: "il vostro sostegno è determinante per portare avanti gli interessi italiani in Europa».

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