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Centrodestra, asse Berlusconi-Salvini. La Meloni si smarca: "Unire partiti fa perdere"

Daniele Di Mario
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«Siamo d'accordo su tutto». Bastano poche parole di Silvio Berlusconi per far capire come la cena di Arcore con Matteo Salvini sia andata bene. Forza Italia e Lega vanno avanti con progetto del partito unico. Non una fusione a freddo - spiega il leader del Carroccio - ma un percorso graduale con orizzonte temporale - dice il Cav - il 2023, quando si terranno le elezioni politiche. Nel frattempo il centrodestra di governo conferma la propria lealtà a Mario Draghi. Ma il progetto del partito unico trova indisponibile Fratelli d'Italia, con Giorgia Meloni che dopo due giorni di silenzio esce allo scoperto e respinge l'appello lanciato a lei e a Salvini da Berlusconi sabato sera, quando l'ex premier aveva chiesto agli alleati la disponibilità a lavorare alla creazione di un nuovo soggetto politico unitario sul modello del Partito repubblicano degli Usa, fondato sull'atlantismo, l'europeismo e valori e programmi comuni. Su questo punto la convergenza tra Berlusconi e il leader leghista - il primo a lanciare l'idea di una federazione tra i partiti della coalizione - è totale.

 

 

«A proposito di centrodestra, ieri (domenica ndr.) ho avuto un lungo incontro con Salvini. E posso dire che siamo d'accordo su tutto», dice il presidente di Forza Italia collegandosi telefonicamente da Arcore con una manifestazione a Torino organizzata dal partito per lanciare la candidatura a sindaco della città del civico Paolo Damilano. Domenica sera, a Villa San Martino, il Cav ha incontrato Matteo Salvini per un chiarimento dopo le divisioni di questi giorni all'interno della coalizione sul futuro del centrodestra: federazione o partito unico. L'ex premier assicura che con il segretario del Carroccio c'è intesa su come procedere nei prossimi mesi, smentendo così attriti con il numero uno di via Bellerio sul progetto federativo alimentati da alcuni retroscena secondo i quali la nota diffusa domenica sera al termine del faccia a faccia tra i due leader è sembrata interlocutoria. Berlusconi riferisce l'esito del colloquio: «Avanti insieme ci siamo detti per arrivare con un centrodestra unito alle prossime importanti elezioni nazionali del 2023». «Quindi», assicura il presidente di FI, «va tutto bene e si va avanti secondo i piani prestabiliti». Berlusconi e Salvini a cena hanno concordato sulla necessità di portare avanti politiche comuni per portare a casa le riforme (giustizia e fisco, soprattutto) e si sono confrontati sul ruolo del centrodestra all'interno della coalizione che sostiene il governo Draghi, al quale viene garantita lealtà e collaborazione fino al 2023. I rapporti tra il Cav e il leader leghista non sono mai stati così buoni.

 

 

«Dobbiamo collaborare, in Calabria come al governo nazionale come in Europa, la mia missione è riunire i centrodestra divisi per essere veloci, efficaci, concreti, per aiutare Draghi, per aiutare l'Italia», dice Salvini da Reggio Calabria. «Taglio delle tasse, riforme della giustizia, della burocrazia, quindi - prosegue il segretario del Carroccio - piuttosto che dividersi in dieci, ragionare come una sola testa e gradualmente arrivare a un solo soggetto è il nostro obiettivo e devo dire che questa volontà di unione, di federazione, promossa dalla Lega mi sembra che sia bene accolta». «Si è aperto un dibattito. La collaborazione sarà anche utile in vista di un eventuale governo di centrodestra dopo il voto», commenta il vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani.

Ma se il centrodestra di governo va in una direzione, Fratelli d'Italia ha altre idee e respinge l'idea del partito unico. «Penso che le specificità all'interno del centrodestra siano una ricchezza e che unificare partiti che hanno una compatibilità, ma una identità diversa, rischi di far perdere più di quello che si guadagna», dice la presidente di FdI e leader dell'opposizione Giorgia Meloni, secondo la quale «nella situazione nella quale si trova l'Italia oggi con il rischio di ecatombe occupazionale, con il 40% di aziende che rischia di chiudere, con la crisi pandemica, il piano vaccinale, poi povertà che avanza, francamente il tema dei partiti mi sembra secondario». Troppo distanti oggi le posizioni di FdI - all'opposizione del governo Draghi - e quelle di FI e Lega. Al partito unico, inoltre, la Meloni non crede più dal dicembre 2012, quando uscì dal Pdl per fondare Fratelli d'Italia, che con una crescita costante viene oggi data dai sondaggi al pari della Lega, intorno al 20%, con concrete prospettive di sorpasso e l'obiettivo di diventare primo partito italiano. Motivo per cui partito unico oggi a FdI non conviene.

 

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