Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Le cinque scommesse di Matteo Salvini per unire la coalizione di centrodestra

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Ritrova la piazza, Matteo Salvini, e lancia le sue scommesse. Cinque sfide per fare più grande l’Italia, dice, indicando la strada. Unire il centrodestra è il primo, ambizioso obiettivo. Partito unico? La federazione? È presto per indicare la formula che dovrà rivedere finalmente la coalizione, unita, al governo dell’Italia. Al di là delle formule – spiegano a via Bellerio - l’importante è la sostanza: un centrodestra compatto e unito. E la piazza di Roma, senza simboli di partito, ha voluto rimarcare il desiderio “unionista” di Salvini: “Futuro, sviluppo, famiglia e soprattutto libertà”, come valori fondativi della coalizione da rimettere assieme. Nei prossimi giorni Salvini dovrebbe nuovamente incontrare Silvio Berlusconi. E magari mettere sul tavolo la discussione a cui associare Giorgia Meloni: ora più che mai il centrodestra unito è la carta che serve all’Italia intera per uscire dalla crisi e andare avanti.

 

 

La seconda sfida del “capitano” leghista era quella di ritrovare il suo popolo. Ha scelto la Capitale. E in caldissimo sabato di fine giugno, con tanto di misure anticovid ancora in vigore, radunare cinquemila persone non era un mestiere per tutti. L’impresa è riuscita ed è stato incredibile assistere a quella marea di persone che sul palco, una dopo l’altra, hanno voluto tornare a farsi selfie con il leader prima di riprendere la strada di casa. Bisognava stare in quella piazza caldissima per rendersi conto della passione di chi si è accalcato per ore per poter abbracciare il leader che ritrovava la piazza. Terzo obiettivo, restituire agli italiani una giustizia degna di questo nome. Per farlo, Salvini chiede agli italiani un milione di firme tra luglio e agosto per sottoscrivere i referendum promossi assieme al Partito Radicale. E denuncia: “Ho visto la reazione scomposta di una corrente dei magistrati che parla di pericolo quando il popolo interviene. Mi spiace aver letto certi toni da parte di chi dovrebbe essere al di sopra delle parti. Suona come una minaccia questa reazione forte dell’Anm. Spero che chi dovere intervenga perchè quando si propongono dei referendum i cittadini sono liberi di firmare o non firmare la magistratura, o meglio una sua parte, non può minacciare azioni”.

 

 

“Chi di dovere” è probabilmente l’inquilino del Colle, come la ministra della giustizia. La pretesa di negare il diritto del popolo a pronunciarsi per via referendaria è negazione di sovranità, è esercizio di casta. Farebbero bene a fermarsi, piuttosto, i vertici associativi della magistratura. Non è bastato il caso Palamara? La quarta sfida della Lega è quella sul grande tema delle libertà. L’esempio immediato è quello delle mascherine all’aperto, ma poi ci sono anche altre questioni: “Se chiedi il green pass agli italiani, poi non puoi far sbarcare i clandestini nel nostro Paese”, afferma con nettezza il segretario. E questo, assieme al sacrosanto principio della libertà di lavorare, è l’altro elemento di una battaglia da continuare a condurre con determinazione. La stessa scelta di dare la parola ai rappresentanti di molte categorie produttive dal palco di piazza della Bocca della Verità dimostra che la Lega sta al governo, ma senza accettare di dover dimenticare il paese reale, chi ha sofferto anche economicamente per una pandemia che è stata devastante.

E poi Roma, la quinta sfida, quella delle amministrative di ottobre. La scelta di far parlare dal palco, nella prima loro manifestazione di piazza nella Capitale, Enrico Michetti e Simonetta Matone, non va sottovalutata. Per giorni e giorni si è parlato di Michetti “voluto da Giorgia Meloni” e della Matone “proposta da Antonio Tajani”. Ebbene, il leader leghista ci ha tenuto a dare un esempio di lealtà ai suoi alleati, aprendo al ticket per Roma la piazza del suo partito. Un modo intelligente per metterci la faccia. Chi scommetteva su uno sfilacciamento del centrodestra nella partita capitolina ha probabilmente fatto male i conti. Il tricolore che campeggiava sulla piazza è stato davvero rappresentativo anche di una sostanziale unità politica. La battaglia per le amministrative comincia sotto i migliori auspici se tutti intendono davvero metterci l’anima.

 

 

Dai blog