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Enrico Letta messo con le spalle al muro dal Pd: se perde a Roma rischia le dimissioni

Arnaldo Magro
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Sale grande l’attesa per domenica 20 giugno. Smorziamo subito gli entusiasmi dei tifosi azzurri però, non parliamo del match della Nazionale all’Olimpico contro il Galles. Per quei tanti che non se ne fossero accorti, il Pd ha indetto le primarie per scegliere il candidato sindaco. Il duello tra Gualtieri e Fassina, in verità, scalda meno di un raggio di sole a Capo Nord. Se non fosse per quelle beghe tutte interne al Pd romano. Quel Pd capitolino che ancora vede in Goffredo Bettini il demiurgo e nel duo Zingaretti e D’amato i sodali pretoriani. Sono convinti i tre di vincere ugualmente nonostante il candidato. 

 

 

Si dice invece che Enrico Letta, vedendo circolare i sondaggi interni, sia molto preoccupato. Al punto che fosse quasi tentato dal ritirare l’economista Roberto Gualtieri. «Se perdo a Roma mi faranno dimette» avrebbe confidato ai suoi (pochi) fidati. Si sente all’interno dell’ingranaggio, senza saper come contromanovrare. 

 

 

A proposito di (pochi)fidati per Enrico Letta. C’è chi giura di aver «sbirciato» lo scambio di messaggi con il Presidente campano, Vincenzo De Luca. Dire che i temi patrimoniale e ius soli hanno reso poco felice De Luca è dirlo con un eufemismo. Non condivide per nulla la linea intrapresa da Letta. Con un monito rivolto proprio al segretario del Nazareno. Sarà il Presidente «Sceriffo» a fare campagna, pancia a terra, per il candidato Manfredi. È lui che muove i voti in Campania. Se il Pd vuole avere qualche possibilità di giocarsi la partita a Napoli, meglio non farlo adirare ulteriormente. O potrebbe stavolta si, sfoderare il lanciafiamme.

 

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