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La figuraccia del ministro Orlando in tv. Ignaro del decreto firmato da Draghi

Tommaso Carta
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Che Mario Draghi lasci «giocare» i partiti della sua strana maggioranza ma poi prenda sostanzialmente da solo tutte le decisioni che contano è ormai abbastanza risaputo. Ma a ribadirlo, se mai ce ne fosse stato bisogno, è stato l'impalpabile ministro del Lavoro Andrea Orlando ieri. Ospite del contenitore pomeridiano di Rai Uno «Oggi è un altro giorno», l'ex enfant prodige dei «Giovani Turchi» ha discettato non solo di lavoro che sarebbe pur sempre la sua materia in Cdm - ma anche di altri temi legati all'emergenza sanitaria, dalle mascherine al green pass. Ed è su questo punto che ha collezionato una figura non proprio memorabile.

 

Quando la giornalista Serena Bortone gli ha chiesto se corrispondessero a verità le ipotesi fatte dal presidente del la Confenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, e cioè se bastasse un'autocertificazione per attestare il possesso del «lasciapassare», Orlando ha risposto stizzito: «Noi dobbiamo smetterla di dare informazioni sbagliate, altrimenti generiamo confusione nei cittadini». «Nel testo attuale - ha aggiunto - non c'è niente che vada in questa direzione (cioè l'apertura a una autocertificazione, ndr».

 

In ogni caso, stando a quanto detto dal ministro del Lavoro, per saperne qualcosa in più gli italiani avrebbero dovuto ancora aspettare un po', visto i tanti aspetti ancora da chiarire: «So che il ministero della Salute sta lavorando - ha infatti specificato Orlando - perché ci sono problemi da coniugare con alcune norme del nostro ordinamento. Attendiamo che il ministero della Salute dia delle indicazione dopo aver definito con il Cts».

 

Erano le 16, i titoli di coda scorrevano in fondo allo schermo e Orlando si congedava dalla Bortone dopo aver pronunciato queste esatte parole. Esattamente dieci minuti dopo le agenzie di stampa battevano questo flash: «Covid: Draghi firma decreto Green Pass». Nel giro di qualche minuto i siti di informazione avrebbero diffuso tutti i dettagli del certificato. Insomma, nessun ministero della Salute impegnato in quei minuti nella definizione del documento, nessun comitato tecnico scientifico da consultare, nessun aspetto giuridico da limare. Solo un ministro, quello del Lavoro, assai disinformato di come stesse lavorando il suo stesso presidente del Consiglio. E che la comunicazione tra Palazzo Chigi e il Partito democratico non sia così frequente e diretta lo testimonia la stizza con la quale lo stesso Orlando ha accolto la domanda sul vertice Salvini-Draghi del pomeriggio. «Bisogna capire quali erano le idee di Salvini in quel momento - ha ironizzato - visto che le cambia di continuo». Lui, Orlando, è coerentemente socratiano: sa di non sapere. 

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