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Pd, il sondaggio clamoroso sugli elettori Dem: preferiscono Giorgia Meloni a Matteo Renzi

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Tommaso Carta
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Mettiamola così il solo fatto che ci si ponga la domanda è già grave. La risposta, poi, se possibile è ancora peggio. Tradotto: Enrico Letta dovrebbe già preoccuparsi del fatto che il gruppo del Pd al Senato abbia deciso di commissionare un sondaggio a YouTrend sul «posizionamento» del proprio elettorato. Perché questa scelta è il sintomo di due problemi: in primo luogo che i Dem hanno bisogno di un sondaggio per conoscere il polso del proprio popolo; in seconda battuta che - almeno tra i senatori - la fiducia nell'operato del segretario non è poi così radicata. I risultati, poi, sono sorprendenti. In particolare venuto fuori che gli elettori del Pd non solo preferiscono il premier Mario Draghi al segretario in carica. Ma addirittura che, se dovessero buttare dalla torre Giorgia Meloni o Matteo Renzi, non ci penserebbero due volte a liberarsi dell'ingombrante presenza dell'ex sindaco di Firenze.

Per chi sogna un «campo largo» di centrosinistra che vada dai 5 stelle a Italia viva per battere la destra, insomma, una bella doccia fredda. La domanda «incriminata» è la seguente: «Quanta fiducia avete in queste perso nalità che fanno parte della scena politica?» Le risposte le ha sbirciate Giovanna Vitale di Repubblica e sono le seguenti: domina con il 92% Mario Draghi, l'ex capo della Bce che non è proprio l'emblema dell'uomo di sinistra. Segue con 1'86% il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

All'80% ecco finalmente il segretario Enrico Letta, che supera di appena 7 punti il leader in pectore dei 5 stelle Giuseppe Conte. Ma le sorpresa, come detto, ci sono anche sul fondo della classifica. Dove Giorgia Meloni guadagna 3 punti rispetto alla precedente rilevazione e arriva al 12,8% (in pratica un elettore su 8 del Pd ha fiducia nella leader di Fratelli d'Italia) e scavalca l'ex segretario Matteo Renzi, che ne perde 8 e si ferma al 10,4%. Insomma, l'unico a restare alle spalle dell'ex premier è l'«altro» Matteo, Salvini, al 4,4%. Informazioni dolciamare per il segretario che, solo pochi giorni fa, esultava per il sondaggio Ipsos che sanciva il primato del Pd sugli altri partiti. Peccato che poi siano arrivate altre rilevazioni che lo restituivano al terzo posto e che, soprattutto, sia arrivata la doccia fredda delle primarie di Torino, tra le meno partecipate di sempre. Al punto che il prodiano Arturo Parisi, tra gli sponsor della prima ora dei gazebo, ha affidato all'AdnKronos tutta la sua delusione per come il Pd ha gestito negli ultimi anni le consultazioni: «Non sono le primarie di Torino - dice il professore ulivista - ad appesantire il mio sconcerto di fronte alla fine che la dirigenza Pd sta facendo fare allo strumento che continua a ricondurre con esibito orgoglio al Dna del partito».

Il timore di Parisi è che ad andare deserte possano essere anche le primarie di Roma, dall'esito già scontato con Gualtieri destinato alla vittoria. Un successo che, però, a fronte di numeri risicati non sarebbe il miglior viatico per le elezioni «vere».

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