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Guerra aperta tra Mario Draghi e Giuseppe Conte: retromarcia sulla Cina e il problema Grillo

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Nelle ultime settimane è salito a livelli di allerta lo scontro a fari spenti tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, tra i quali c’è stato il passaggio di testimone a Palazzo Chigi dopo la crisi di Governo di inizio 2021. Da parte dell’ex banchiere centrale è arrivato un netto cambio di rotta sulla questione Cina: nel marzo del 2020 Luigi Di Maio diceva “ringraziamo la Cina per il sostegno che ci ha dato” sulla pandemia e ora a meno di un anno e mezzo di distanza Draghi ha stretto una forte alleanza con gli Usa di Joe Biden per contrastare il potere di Pechino. L’Italia ha completamente ribaltato la propria posizione e l’ha ufficializzata nel documento finale del vertice del G7 andato in scena in Gran Bretagna. 

 

 

La richiesta di uno studio “tempestivo, trasparente, condotto da esperti, sulle origini del Covid-19, che includa la Cina”, la concorrenza sleale sul commercio, le violazioni sui diritti umani, Hong Kong e Taiwan. Non c’è un punto della sintesi finale del G7 che non tocchi un nervo scoperto della Cina, letteralmente strapazzata. E adesso Draghi per cancellare definitivamente Conte ha annunciato che esaminerà “con attenzione il memorandum con cui l'Italia ha aderito alla Via della Seta”, il programma di espansione commerciale e politica della Cina. Un accordo firmato nel 2019 quando tra i vertici del Movimento 5 Stelle e il regime di Xi Jinping l’intesa era al massimo livello. Filtra poi che la visita di Beppe Grillo all'ambasciatore cinese a Roma rappresenti un problema per Draghi, che ha constatato il forfait dell’ultimo minuto da parte di Conte. L’aria è cambiata e tira più verso Washington che Pechino.

 

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