le scelte dei partiti
Federazione di centrodestra sì o no. Toti e Brugnaro già litigano
Diceva Luigi Einaudi che dove sono troppi a comandare nasce la confusione. Ed è quello che sta succedendo in Coraggio Italia, il movimento nato dall'unione delle forze del governatore ligure Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Che si starebbe già spaccando tra chi, i totiani, guarda con interesse alla federazione di centrodestra lanciata da Salvini e Berlusconi e chi, i seguaci di Brugnaro, non vuol neanche sentirne parlare.
"Coraggio Italia" sta prendendo forma. Una volta messo radici alla Camera con un gruppo autonomo di 24 deputati, è stata avviata la fase costituente che porterà in 60 giorni alla creazione di un nuovo partito di centro, ma già si registrano le prime divisioni interne sulla strategia politica da seguire. Ad agitare il movimento creato da Luigi Brugnaro è la federazione di centrodestra lanciata da Matteo Salvini con la benedizione di Silvio Berlusconi. L’asse Lega-Forza Italia, nato ufficialmente per rafforzare l’azione e il "peso" della coalizione dentro il governo Draghi dove è più forte la presenza del blocco M5S-Pd, di fatto consente al "Capitano", preoccupato dal sorpasso di Fdi, di tenere a bada Giorgia Meloni, e al Cav di frenare l’emorragia di consensi proprio verso la "cosa moderata" del sindaco di Venezia.
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I parlamentari di "Coraggio Italia", a cominciare dai fondatori Brugnaro e Giovanni Toti, non hanno, almeno per ora, una linea comune sul progetto federativo immaginato dal Carroccio. Anche se con sfumature diverse, in campo ci sono due schieramenti. Da una parte, l’ala più intransigente, che fa capo al "patron di Umana" e vede rosso quando gli viene prospettato un "cartello" con Lega-Fi; dall’altra parte, i più aperturisti, come il governatore ligure.
Brugnaro non ne vuole proprio sapere e, apprende l’Adnkronos, anche in queste ore va ripetendo che la federazione non è il suo obiettivo, perché "Coraggio Italia" si pone come scopo quello di intercettare i consensi degli scontenti dell’area moderata e nella società civile. Sulla stessa linea il deputato Osvaldo Napoli: "Noi siamo una forza centrista ed europeista e in questo momento non può guardare alla Federazione. Deve irrobustire, invece, le sue gambe per camminare da sola e costruire un bacino di consensi sulla base di un programma vincolante e impegnativo con gli elettori". "Su tutte", dice l’ex azzurro all’Adnkronos, "pongo una domanda ai sostenitori del progetto della Lega: in Europa saremo alleati di Orban e Le Pen o ci convertiamo sulla via di Damasco per confluire con il Ppe?".
«Prima di una federazione -avverte Napoli- servono un programma e gli obiettivi. "Coraggio Italia" ha entrambi e per questo diciamo no a una federazione». Esprime più di qualche perplessità sull’asse federativo Lega-Fi, benedetto da Udc e Noi per l’Italia, pure il senatore Gaetano Quagliariello, leader di "Idea" e tra i fondatori di "Coraggio Italia". «La federazione? È una questione di serietà. Ancora non ho capito di cosa si tratta: una volta ho sentito parlare di coordinamento dei gruppi parlamentari, una volta di federazione ligth, un’altra volta di fusione...».
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Quagliariello spiega le ragioni del suo scetticismo: «Io dico solo una cosa: in Italia c’è ancora uno spazio liberal popolare e il nostro compito è quello di occuparlo. Se la proposta federativa di Salvini va in questa direzione, bene, altrimenti è chiaro che siamo contrari». Toti oggi tace, ma nei giorni scorsi sull’argomento non ha chiuso del tutto la porta lasciando intendere che se la federazione di centrodestra è quello che lui ha sempre definito il partito dei repubblicani italianì, magari allargato ad altre forze pure di sinistra, come Carlo Calenda, allora se ne può parlare. Per il presidente della Liguria, insomma, un’alleanza tra conservatori, laici e cattolici, che coinvolga anche amici che stanno a cavallo tra le coalizioni, come il leader di "Azione", non è un’ipotesi marziana, anche se non di facile e rapida realizzazione.