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Michetti-Matone, una coppia Capitale. Giorgia Meloni all'assalto: siamo qui per vincere non per partecipare

Pietro De Leo - Alberto Di Majo
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A un certo punto, l’effetto «straniamento». Nemmeno fosse il teatro di Brecht. Dopo quasi un’ora di conferenza, in cui il centrodestra ha lanciato la sfida per il Campidoglio, Enrico Michetti, che corre per fare il sindaco, stupisce tutti: «Gli altri candidati non sono nemici né avversari. Io ne ho il massimo rispetto. Li chiamo colleghi». Chissà se i suoi sfidanti, la sindaca Virginia Raggi, Roberto Gualtieri (favorito alle primarie del centrosinistra) e Carlo Calenda gli offriranno lo stesso fair play. Michetti sorride di fronte alle telecamere: «Siamo tutti fratelli».

 

 

C’è la leader di Fratelli d’Italia a mettere le cose in chiaro: «Noi siamo qui per vincere, non per partecipare». Non fa sconti alla Raggi che «senza competenze, ha fatto un tirocinio in Campidoglio». Anche il segretario della Lega Matteo Salvini attacca, parla del «deserto Roma» e rilancia la «Capitale del decoro». Si sofferma sull’emergenza rifiuti, con i dati della raccolta differenziata (fallimentari), ed esprime più volte la fiducia che ha nel centrodestra. Non dimentica il calcio e accende il «contro-derby» della Capitale. «Sono due candidati bene assortiti – dice riferendosi al ticket del centrodestra - uno è della Roma e uno della Lazio. Ma non dico chi». L’avvocato amministrativista Enrico Michetti e la magistrata Simonetta Matone, prosindaco in pectore. Uno accanto all’altra nel Tempio di Adriano. Il primo tifa Lazio, la seconda Roma (è nipote del primo portiere della squadra giallorossa). Il centrodestra ci crede: «Roma è la storia del nostro Paese e se noi non sogniamo e non trasformiamo questo sogno in un progetto politico, arretra tutta l’Italia» dice il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.

 

 

 

«Basta attese, la Capitale deve rialzarsi» sottolinea Salvini, che punta anche su sicurezza e turismo: «Roma capitale verde d’Europa. Si tratta di un obiettivo ambizioso che dobbiamo darci», aggiunge, mostrandosi certo sull’esito della partita: «Non possiamo che vincere». E se nelle prossime settimane anche il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, incontrerà i candidati nella sua villa sull’Appia, intanto Tajani evidenzia che il Cav ha già «condiviso» la scelta. «I nostri due candidati - sottolinea - devono risolvere i problemi ma anche fare in modo che la città abbia lo status di Capitale (per questo ha ricordato la riforma di cui è relatrice la deputata Annagrazia Calabria, ndr). Cinque anni non sono tantissimi ma sono necessari per restituire dignità e centralità alla Capitale». Dello stesso avviso Meloni: «Una capitale d’Italia che oggi viene derisa al cospetto del mondo non è un problema solo romano ma dell’Italia intera». E a proposito di serietà, Simonetta Matone torna sulla polemica relativa ai candidati magistrati dicendosi «sorpresa» dalla posizione assunta dal segretario Dem Enrico Letta. «È stato lui a nominarmi nel 2013 capo del Dipartimento degli affari di giustizia, incarico svolto in precedenza da Giovanni Falcone, pochi lo sanno ma forse lui lo dovrebbe ricordare...», la frecciata della magistrata, che poi aggiunge: «Io mi riconosco una sola dote, l’equilibrio. Nella mia vita professionale io non ho mai fatto parte di cordate». Matone poi confessa di aver accettato la proposta del centrodestra «perché nella vita bisogna saper rischiare». E ancora: «Ritengo di conoscere non soltanto la Ztl, ma soprattutto tutto ciò che di Roma viene ignorato da lungo tempo». Oltre alle posizioni, conta il colpo d’occhio. E così, all’evento moderato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, accorrono rappresentanti di tutti i partiti della coalizione, oltre ai principali. C’è anche Vittorio Sgarbi (assessore alla Cultura in pectore); ci sono gli esponenti delle realtà centriste, dall’Udc a Coraggio Italia passando per Noi con l’Italia. Archiviate, almeno in apparenza, le divisioni nate proprio sul dossier della Capitale. È già qualcosa, come cornice.
 

 

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