Ecco perché è pericolosa, l'allarme della biologa sulla variante indiana
Si discute sul tema dei vaccini e l’effetto della variante indiana nella puntata di Coffee Break di giovedì 10 giugno. Il talk mattutino sotto la conduzione di Andrea Pancani, dedica ampio spazio alle notizie del giorno circa gli eventi avversi del vaccino AstraZeneca e la capacità infettiva del nuovo assetto della mutazione del virus.
Attenti alle varianti, una dose di vaccino non basta
Ospite nel salottino di La 7, Valentina Poli docente di Biologia molecolare all'Università di Torino e presidente della Sibbm, la Società italiana di biofisica e biologia molecolare. La dottoressa Poli mette subito in guardia in merito alla somministrazione del vaccino di Oxford nei soggetti più giovani della popolazione, visti i recenti casi di effetti avversi all’inoculazione. I vaccini a vettore adenovirale come AstraZeneca sono momentaneamente sotto accusa per quattro reazioni avverse in Italia: “I dati ci dicono che c’è un rischio raro ma concreto di effetti molto gravi che colpisce soprattutto la fascia d’età più giovane dai 20 ai 49 anni. Tra questi le donne, dunque non vedo la ragione, nel momento in cui c’è molta minore diffusione del virus quindi minor rischio di contrarre la malattia di esporre le persone a questo rischio. In Italia ci sono 4 casi e sono tutti figli di questa sciagurata scelta di fare gli open day con AstraZeneca. Gli open day sono un’idea fantastica, penso che sia un’ottima cosa vaccinare i giovani perché rappresentano il principale serbatoio del virus ma con i vaccini giusti.” – spiega la biologa.
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Poi la discussione si sposta sulla pericolosità della variante indiana, da pochi giorni rinominata dall’OMS “Delta”, che sta mietendo diversi casi in Gran Bretagna. La dottoressa Poli continua così: “La variante indiana ha due mutazioni addizionali rispetto alla variante precedente, quella inglese, e queste due mutazioni stabilizzano la proteina Spike che sappiamo essere l’uncino di abbordaggio del virus del recettore sulle nostre cellule e quindi rendono la variante Delta più infettiva e quindi più pericolosa.” Poi la biologa continua specificando che i vaccini ad mRNA sono ancora efficaci contro la nuova mutazione del virus ma è necessario aver ricevuto due dosi: “I casi in aumento in Inghilterra sono dovuti alla variante Delta, sembra che si sia alla soglia di una terza ondata. Le persone che si ammalano non sono vaccinate o sono solo vaccinate con una dose. Questo dovrebbe farci pensare anche sui tempi italiani, recentemente si è allungata la somministrazione tra una dose e l’altra. Dobbiamo riflettere è vero che ci sono ancora pochi casi però sappiamo che il virus non conosce confini”, conclude la Poli.