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Sondaggi, Forza Lega non scalda i cuori. Da Noto a Mannheimer: ecco quanto può valere alle urne

Pietro De Leo
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La Federazione tra Lega e Forza Italia? Ancora troppo presto per fare valutazioni, ma le prospettive dei numeri offrono una resa in chiaroscuro, con la grande incognita di quanto possa pesare la logica estraneità di Fratelli d’Italia al progetto (il partito di Giorgia Meloni è all’opposizione, il resto del centrodestra appoggia la maggioranza). Partendo dai numeri oggettivamente sul tavolo, va detto che un’eventuale unione di gruppi farebbe sì che la compagine dei partiti di Berlusconi e Salvini sarebbe la più numerosa in entrambi i rami del Parlamento, e con un ottimo margine sul Movimento 5 Stelle. Il che, senz’altro, potrebbe costituire un potenziale nella promozione di una linea comune e di interventi sui provvedimenti del governo. Fin qui, l’aspetto dell’unico numero tangibile. 

 

Poi ci sono i numeri potenziali, ossia quelli dei sondaggi. In questo caso, la situazione è facilmente identificabile con un tratto unico. Secondo Fabrizio Masia, che ha presentato ieri ad Agorà una rilevazione, il 63% degli elettori di centrodestra sarebbe contrario ad una federazione tra Lega e Forza Italia senza Fratelli d’Italia. A favore solo il 24%, il 13% non risponde. Secondo lo studio, peraltro, un’operazione del genere sarebbe vista come una fusione a freddo.

 

Renato Mannheimer, invece, intervistato all’Adnkronos, quantifica l’eventuale matrimonio politico sotto il 30%, attorno al 27 o 28, massimo 29. Perdendo un po’ dalla somma dei due partiti. In ogni caso, secondo Mannheimer, l’ipotesi della fusione avrebbe una doppia utilità per i suoi promotori. Salvini, infatti, si metterebbe al riparo da un’eventuale sorpasso della Meloni. Berlusconi manterrebbe una posizione decisiva.

 

A colloquio con il Tempo, poi, Antonio Noto, dell’omonimo istituto sondaggi, ragiona: «Stiamo parlando di un qualcosa che non esiste, e dunque è tutto opinabile. Però abbiamo delle conferme da una rilevazione». Partendo da un principio, spiega: «In politica "1 più 1" non fa mai 2, ma al massimo 1,7. È sempre successo così». Calandolo nello specifico, dunque, «se nei nostri sondaggi la sommatoria dei nostri partiti è 28,5%, nella realtà quando abbiamo testato il partito unico si arriva al 25%». Dunque tre punti in meno della somma. E aggiunge: «Quelli più freddi sono gli elettori di Forza Italia, soprattutto al Sud». Questo perché «non sempre gli elettori accettano di confluire in un partito che non è il loro».

Quanto all’assenza dal progetto di Giorgia Meloni, Noto spiega che potrebbe essere percepita come un fatto fisiologico: «D’altronde, fu la prima ad andarsene dal Pdl». Anzi, nel caso in cui per assurdo dovesse entrare, «potrebbero aumentare le insoddisfazioni tra gli elettori».

Il Tempo ha poi contattato Carlo Buttaroni, di Tecnè. Sulla federazione dice: «E’ una cosa che ci può stare», così come non vede una particolare penalizzazione dall’assenza di Fratelli d’Italia. «Il tema è quello delle collocazioni politica. Il partito di Giorgia Meloni ha scelto da tempo di perimetrarsi sulla famiglia conservatrice. La Federazione ha più un taglio popolare. Forse in questo caso la Lega dovrebbe spostare un po’ più il suo cardine politico verso il centro, ma mi pare che ci sono esponenti, come Zaia e Fedriga, che ricordano la CSU bavarese». Fin qui la prospettiva. Tuttavia, «tutto dipende come verrà costruito il progetto».
 

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