belli ciao
Il Pd vuole Bella Ciao con l'inno di Mameli. Così la sinistra divorzia dal Paese reale
Se con i problemi che ha il nostro Paese la sinistra pensa a Bella Ciao da affiancare all’inno nazionale c’è bisogno dello psichiatra o di un buon avvocato per sostenere la causa di divorzio dall’Italia.
Dopo la legge Zan per dividere una Nazione che avrebbe bisogno di ricucire se stessa anziché lacerarsi, arriva la proposta per obbligarci a cantare quello che vogliono loro e non ciò che piace a noi.
Perché la proposta di legge della sinistra che ci racconta Riccardo Mazzoni sul nostro giornale è il segno di una cesura profonda con il paese reale, l’allontanamento di Letta e compagnia dal suolo italico. Volano chissà dove, fuori dalla realtà. Questa terra non è davvero la loro.
E se tra le priorità dell’azione politica hanno una canzone che resta di parte, vuol dire che non gliene frega nulla di come vivono gli italiani, ai quali offrono parole in musica, le loro, e non salute e lavoro. Altro che governo di salvezza nazionale, se questo è lo spirito del sostegno agli sforzi di Mario Draghi. Un pensiero davvero debole.
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Del resto, da quando Enrico Letta è rientrato dall’esilio parigino – come ormai lo sfottono anche in casa sua – non c’è un giorno che passi senza idee strampalate. Senza rendersi conto che più ne dicono e più si confermano minoritari nel Paese. Da una parte il popolo, da quella opposta il Pd. Poi ti chiedi perché Lega e Fratelli d’Italia stanno più su in tutti i sondaggi.
Mentre il governo è impegnato nella campagna di vaccinazione per salvare l’Italia dal Covid, lorcompagni si industriano per fare approvare lo ius soli. Non sia mai avanzasse qualche dose di Pfizer da offrire all’esercito di clandestini che sbarca sulle nostre coste...
Allo scopo sono pronti a tutto, anche per gabellare come un episodio a sfondo razzista il triste suicidio di quel calciatore, Said Visin, per il quale a sinistra si sono scatenati ficcando le dita negli occhi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. C’è voluto il richiamo alla realtà dei genitori del ragazzo che si è ammazzato per cancellare la vergogna del razzismo attorno a quella morte che ha commosso tanti italiani. Le hanno prese persino da Selvaggia Lucarelli. Il che è tutto dire. A che cosa è servita quella speculazione irreale, bugiarda, opportunistica? Proprio alla campagna che serve a spalancare le frontiere ai clandestini. La sostituzione etnica resta il sogno di una sinistra che ha messo da parte ogni tutela dell’identità nazionale, che giudica alla stregua di un ferrovecchio. Trenta africani circondano e picchiano a Torino una militante di Fratelli d’Italia impegnata nella lotta allo spaccio di droga e non si sente una voce. Proviamo ad immaginare che cosa sarebbe accaduto a parti rovesciate.
Ricordate Cecile Kyenge e genitore 1 e genitore 2? La solfa resta quella, una follia immigrazionista e ideologizzata che cala sull’Italia lasciando stralunati milioni di nostri connazionali. Nulla però su un’«immigrata per caso», che probabilmente è stata assassinata dalla sua famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato. È la deprimente storia di Saman Abbas, che aveva avuto il coraggio di denunciare i suoi genitori, pakistani, e portatori di una cultura barbara in casa nostra. Quei pochi di sinistra che ne hanno parlato sono stati ben attenti a pronunciare la parola Islam, per loro era solo maschilismo. Roba da pazzi. E chi l’avrebbe dovuta proteggere, nessuno lo sa.
È una sinistra talmente lontana dal paese reale che osteggia come azione antiriformatrice il coraggioso tentativo di radicali e Lega di Salvini di abbattere troppi privilegi della magistratura a suon di referendum. Perché per Pd e compagnia Luca Palamara non rappresenta l’emblema della giustizia come scandalo anziché come servizio. Sono gli stessi che appena ti volti sono pronti a fregarti con un uragano di tasse, persino sui morti, come ha dimostrato proprio Letta nella sua recente esibizione. Il loro cantore, perché bisogna fare «cultura», si chiama Roberto Saviano. La portavoce Laura Boldrini. Ma entrambi sono ormai abbastanza stonati per le orecchie del popolo italiano.