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L'Italia non si illuda ancora. L'Unione Europea pensa solo a tagli e sanzioni

Gianluigi Paragone
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Dal primo gennaio 2023 l'Europa torna a essere... l'Europa. Buona? Cattiva? Interrogarsi sulla sua reale natura credo che sia utile tanto quanto riflettere sulla reale natura dello scorpione resa immortale nella favola di Esopo nell'avventura con la rana. L'Europa è quella che è, proprio come lo scorpione. Come il veleno della coda dello scorpione, le regole di Bruxelles non sono le regole di uno Stato che abbia in animo la crescita e lo sviluppo dei suoi cittadini; piuttosto sono la creazione senza senso di un laboratorio che non ha nulla di sociale, di politico, ma solo il fanatico e spesso cinico desiderio di creare una specie di superstato sperimentale. Pertanto l'illusione che l'emergenza Covid potesse raddrizzare ciò che nei trattati è scritto andrà a sbattere con gli interessi di chi detiene la golden share di Bruxelles, ossia la Germania e il suo asse del Nord, il sistema finanziario e delle multinazionali.

 

 

Potrei dire che più volte scrissi di non farsi tante illusioni, non fosse altro perché indomani della crisi finanziaria le cure furono le stesse (allora alla guida della Bce c'era Mario Draghi che scatenò il whatever it takes to save the euro, perché quello era l'obiettivo: salvare la moneta non le vite dei cittadini schiacciati dal peso dei default finanziari) e alcun ripensamento sui mali dell'Europa fu realmente efficace. Solo tanta propaganda, ben pompata da politici nani e da un circo mediatico addomesticato. Il risultato infatti fu la solita austerità, i soliti tagli, i soliti compiti a casa da fare. Sempre col dito puntato e il fiato sul collo di coloro che detenevano il nostro debito. Oggi siamo alle solite.

 

 

L'ubriacatura di prendere dei soldi (molti dei quali nostri che tornano indietro) stimolati da piani dai nomi più bizzarri (Next Generation Eu, Piano nazionale di ripresa e di resilienza) hanno drogato il dibattito generando l'illusione tra le persone di una nuova Europa, finalmente amica. Invece il solito Dombrovskis - che della Commissione è il vicepresidente con la delega pesante al Bilancio (in poche parole è il superiore di Gentiloni) - ha ricordato all'Italia che il primo gennaio 2023 suonerà la campanella della fine ricreazione, così che si tornerà a fare i conti con i piani di rientro, con le riforme all'insegna dei tagli e con le solite verifiche. Chi non si adeguasse la penalità sarà la solita: sanzioni, interruzione dei finanziamenti, la Caienna. Ora, ditemi che ripartenza pensate di programmare col macigno del debito. L'Europa ha solo una cosa da fare se davvero vuole zittire gli eurocontrari come il sottoscritto: aumentare i debiti pubblici per rilanciare l'economia reale e azzerarli. Nel dopo guerra fu fatto questo, anche per la austera Germania. Ma non credo che a Bruxelles siano strutturati culturalmente per farlo. Quindi non resterà che proseguire nell'azione di Italexit. Tanto, poco alla volta, i popoli si ribelleranno al fanatismo di bilancio imposto in nome del sogno europeo.

 

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