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Amministrative: centrodestra sì, no, forse. A Roma derby tra Enrico Michetti e Simonetta Matone

Daniele Di Mario
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Ancora nulla di fatto. Dopo un'ora e mezza il vertice tra i leader del centrodestra si chiude e si aggiorna alla prossima settimana senza che la coalizione abbia deciso i nomi dei candidati sindaco nei sei capoluoghi di Regione che andranno al voto in autunno. I nodi più spinosi restano quelli di Roma e Milano. Nella Capitale - esclusa ormai l'opportunità di puntare su candidati politici: fuori gioco quindi Maurizio Gasparri (FI), Fabio Rampelli (FdI) e Antonio Maria Rinaldi (Lega) - restano in campo i profili civici dell'avvocato Enrico Michetti e del magistrato Simonetta Matone. Il primo sostenuto da Fratelli d'Italia, la seconda dall'asse Forza Italia-Lega, secondo cui l'opinionista di Radio Radio e direttore della Gazzetta Amministrativa sarebbe poco conosciuto. L'obiettivo di Giorgia Meloni, alla vigilia del vertice, era quello di chiudere, ma alla fine la riunione è terminata con l'ennesima fumata nera. Il «ballottaggio» Michetti-Matone verrà affrontato la prossima settimana, dopo «ulteriori valutazioni». Qualcuno parla di un nuovo sondaggio in arrivo. «Gli alleati, sia su Michetti sia sulla Matone, hanno chiesto di avere più tempo, ma martedì chiudiamo», spiega la Meloni a Porta a Porta. Martedì infatti i leader del centrodestra torneranno a vedersi.

 

 

L'obiettivo chiudere prima delle primarie del centrosinistra. «L'unica cosa che penso non si possa più fare è perdere tempo - ribadisce la leader di FdI -. Ho chiesto per settimane che venisse convocato il tavolo e ci abbiamo messo molto. Dopodiché, ancora mi si dice "verifichiamo". Ok, verifichiamo ma a questo punto bisogna mettere un candidato in campo. L'unica cosa che chiedo agli alleati è che non si perda altro tempo. Bisogna fare chiaramente tutte le verifiche, capire competenze e visioni. Io ho dato la massima disponibilità, sono disponibile a parlare di tutto ma voglio vincere e per vincere bisogna fare la campagna elettorale». Poi su Enrico Michetti, la Meloni ribadisce la posizione di FdI. «È il mio candidato? Non è un candidato di Fratelli d'Italia, sicuramente il profilo della professoressa Matone è estremamente interessante. Si è scelto ancora una volta di confermare la scelta di candidati civici, di fatto non si è ancora deciso perché alcuni alleati non hanno ancora avuto modo di confrontarsi con Michetti. Lui è uno che risolve i problemi ai sindaci, molto competente, sa dove mettere le mani. Quindi in una macchina amministrativa come Roma, dove per 5 anni giri a vuoto - chiedi a Virginia Raggi - allora una persona così, con una capacità straordinaria...». «Poi - aggiunge la Meloni - è un professore, non ha una popolarità altissima ma partecipa a una trasmissione radiofonica e la sua candidatura è partita dal basso».

 

 

 

 

Matteo Salvini non parla, ma fonti leghiste assicurano: il Carroccio «sta lavorando per cercare i candidati migliori e non è interessata alle etichette. La Lega sta lavorando alla ricerca dei candidati a Roma e Milano con spirito costruttivo senza imporre alcun nome sotto una etichetta di partito». «Non ci impuntiamo su alcun nome e ci aspettiamo dagli alleati lo stesso atteggiamento», si commenta da via Bellerio. I problemi non riguardano solo Roma. Resta ancora da definire anche il nome del candidato a Bologna, mentre per Napoli e Torino è stata confermata l'intesa su Catello Maresca e Paolo Damilano. Su Milano continuano a esserci «diverse ipotesi»: Salvini lavora su un «nome coperto» e si sarebbe riservato di rivelarlo solo dopo averlo incontrato di persona questo fine settimana. Il numero uno di via Bellerio prima vuole sondarlo e capire se intende accettare e poi esporsi: per questo, meglio rinviare per non «bruciare» nessuno. «Abbiamo parlato anche delle altre città - spiega ancora la Meloni a Porta a Porta - a Milano c'è una situazione simile. La Racca? Non ho assolutamente problemi, è un profilo interessantissimo come per altro Maurizio Dallocchio. Ci sono sia a Roma che a Milano dei profili competitivi, bisogna fare le verifiche perché non essendo politici dobbiamo conoscere la visione».

«Siamo in dirittura di arrivo. Ci sono ancora delle verifiche da fare perché vogliamo vincere in tutte le città», conferma il vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, protagonista di un acceso scontro con Giancarlo Giorgetti. Si racconta di un duro botta e risposta su come uscire dallo stallo tra Lega e FI durante il vertice. Secondo AdnKronos, Giorgetti avrebbe fatto presente che a questo punto, visto che non si riesce a trovare un accordo su candidati civici, siano i partiti più grandi, ovvero Lega e FdI, a scegliere i nomi da schierare. Le parole del ministro avrebbero provocato la reazione di Antonio Tajani. «Quando Forza Italia era al 25-30% e voi al 4% non parlavi così», si sarebbe sfogato il numero due azzurro. A far tornare la calma e a invitare Giorgetti e Tajani «a ragionare con spirito unitario di coalizione» l'intervento di Salvini nel ruolo di «paciere». Giovanni Toti e Maurizio Lupi gettano acqua sul fuoco. «Direi che è andata bene. Abbiamo analizzato e ristretto molto i candidati sul tavolo. Per quanto ci riguarda abbiamo detto che preferiamo dei candidati civici e mi sembra che questa ipotesi sia condivisa in larga misura», dice il governatore ligure, leader di Cambiamo, che ha dato vita nei giorni scorso con Luigi Brugnaro a «Coraggio Italia». «Salvini si è riservato di fare altri incontri e credo che la prossima settima si arriverà a una decisione», aggiunge Toti. Lupi invece precisa: «Il nostro non è un rito inutile ma un lavoro comune che sta facendo il centrodestra unito e compatto non abbiamo bisogno di fare le primarie. Stiamo arrivando al dunque nei prossimi giorni ci sarà una proposta complessiva».

 

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