Caso Uggetti, "tsunami grillino" Luigi Di Maio chiede scusa e frantuma il Movimento Cinque Stelle
Non era un atto dovuto, né tantomeno atteso. Ma le pubbliche scuse di Luigi Di Maio all'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, aprono il classico 'Vaso di Pandora' nel complesso mondo Cinquestelle. Anche a distanza di ore dalla pubblicazione della lettera sul 'Foglio', infatti, nel corpaccione pentastellato si continua a discutere sulla bontà o meno della presa di posizione del ministro degli Esteri. E la spaccatura, se possibile, diventa ancora più netta tra le varie anime. Ma chi conosce bene il Movimento spiega che la 'svolta' di Di Maio è voluta, consapevole che avrebbe segnato uno spartiacque nella storia grillina, propedeutica al processo di 'rifondazione' affidato a Giuseppe Conte.
Di Maio, la verità sul mea culpa. Bomba in chat: grillini finiti?
Non è escluso, infatti, che l'uscita provochi lo smottamento decisivo per convincere quel pezzo di truppe, ormai insofferenti da tempo per il corso preso dal M5S e per niente disposte ad adattarsi in una forza moderata e liberale, verso la scissione. Non è un mistero che i cosiddetti 'ortodossi' guardino con attenzione ad Alessandro Di Battista e al progetto degli ex compagni espulsi, Nicola Morra, Barbara Lezzi, Alessio Villarosa e molti altri. La fase è ancora embrionale, ma se le adesioni aumentassero sensibilmente potrebbe nascere subito una componente parlamentare, dalla quale prendere linfa per un nuovo soggetto politico (anche se il presidente della commissione Antimafia preferirebbe invertire le fasi), magari col supporto di Rousseau e Davide Casaleggio, sebbene nulla sia ancora definito.
La svolta di Di Maio: soltanto ora ha scoperto il garantismo dopo la demonizzazione preventiva
Di contro, c'è chi nelle parole di Di Maio vede quel segnale che aspettava da tempo: "Un passaggio fisiologico" da movimento di lotta a forza di governo. Con una visione nuova sulla Cosa pubblica, partendo proprio dalla giustizia, punto dolente soprattutto dopo il video con cui Grillo difese il figlio Ciro (accusato di stupro assieme ad altri tre coetanei), uno dei punti più dolenti della storia pentastellata recente. Tanto che una fonte parlamentare di rango racconta a LaPresse che quella vicenda dimostrò che "siamo vittime della nostra stessa merda giustizialista". Ben vengano, dunque, le scuse dell'ex capo politico, anche se per Conte, paradossalmente, sono sia un prezioso aiuto che un potenziale 'problema'. Perché il nodo della leadership non è stato ancora sciolto e la prima, grande svolta non porta la sua firma. Un dettaglio che nel mondo dei Cinquestelle non passa inosservato.
Retroscena di fuoco sul garantismo di Di Maio. Conte spiazzato: "Luigi è il solito furbo"