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Aria di disastro, pure Marco Travaglio scarica il Movimento 5 stelle. Bomba Rai a Otto e mezzo

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I retroscena sulla caduta di Giuseppe Conte e sulla nomina di Mario Draghi a Presidente del Consiglio sono al centro della puntata del 28 maggio di Otto e Mezzo su La7. Ospiti nello studio di Lilli Gruber sono Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, Alessandro De Angelis, vicedirettore di HuffPost e Simona Sala direttore Rai Giornale Radio e Radio Uno. L’argomento nasce dal nuovo libro di Travaglio, “I segreti del Conticidio. Il ‘golpe buono’ e il ‘governo dei migliori’”, in cui si scrive che “Giuseppe Conte inizia a scavarsi la fossa, ovviamente a sua insaputa, nella notte fra il 20 e il 21 luglio 2020, quando porta a casa il più grande successo della sua carriera politica, i 209 miliardi di euro del Recovery Fund. Da quel momento, nei circoli che contano dell'eterna Italia lobbista, affarista e tangentista, la parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti, ora che arrivano tutti quei miliardi, mica li faremo gestire a chi non prende ordini da noi…”.

 

 

La Sala e De Angelis incalzano Travaglio e controbattono la tesi di un ‘complotto’ alle spalle degli italiani che abbia costretto Conte all’addio, ma il giornalista non molla la presa e sostiene le proprie argomentazioni attaccando chiunque, Sergio Mattarella compreso. In particolare Travaglio ce l’ha anche con i “suoi” del Movimento 5 Stelle, che hanno votato la fiducia al Governo Draghi dopo aver appoggiato i due precedenti esecutivi di Conte: “I Cinquestelle - le parole con cui Travaglio scarica il M5S - hanno compiuto una scelta sciagurata nell’appoggiare Draghi. Dopo questa mossa i grillini sono stati rasi al suolo, lo dicono i sondaggi e le recenti nomine ne sono un’ulteriore prova. Era una follia, l’hanno fatta e se ne stanno pentendo”.

 

 

La sfuriata di Travaglio con il movimento a lui tanto caro continua e sgancia poi la bomba sulle nomine del futuro, che provocheranno ulteriori crisi al M5S: “Ora con le nomine della Rai ne vedremo delle belle…”. La difesa di Conte è strenua: “Non c’è stato nessun fallimento della politica, i sondaggi vedono Conte poco sopra, poco sotto o con un gradimento simile a quello di Draghi. La gente non continuerebbe a tifare per un fallito, lo dicono i numeri. Mattarella - attacca - ha ricattato il Parlamento. Se lo stesso discorso su Draghi lo avesse fatto per Conte si sarebbero trovati 50 responsabili, non 5. Fu lo stesso discorso fatto da Napolitano che impose di votare il Governo Letta. C’è stata una totale strumentalità a dire di no a quelli di prima e sì a quelli dopo”. Il finale è quasi amaro: “Perché Conte si è dimesso? Questa domanda non ha risposta…”.

 

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