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Tremate, i vampiri son tornati. Dopo Letta rispunta il dracula della sinistra

Francesco Storace
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Riecco i vampiri, quelli che coltivano una sola ideologia: ficcare le mani nelle tasche di chi produce, tassare tutto quello che si può, ammazzare ogni tipo di ricchezza. È musica che ogni tanto tornano a farci sentire. Musica stonata.

 

 

 

 

Il fatto che torni a farsi vivo Vincenzo Visco, il ministro Dracula dei governi Prodi è di pessimo auspicio. Vuol dire che stanno davvero pensando - a sinistra - a nuove stangate, pesantissime. A partire dalla tassazione patrimoniale, il loro vecchio cavallo di battaglia che ogni tanto rispunta. E le polemiche di questi giorni non fanno altro che deprimere un’economia che ha invece bisogno di segnali di detassazione, semmai, proprio per tornare a investire con fiducia. E mai come in questo caso meno male che al governo c’è Mario Draghi, che ha finora rispedito al mittente ogni intenzione di togliere soldi agli italiani, che «anzi vanno ridati», dice il premier. In questa battaglia diventa fondamentale la stessa presenza nell’esecutivo di Lega e Forza Italia a stoppare le pretese di una sinistra succhiasoldi.

 

 

 

Visco afferma di aver mandato a nome di Leu - anzi, dopo la scissione, per conto di Mdp, il micropartito di Roberto Speranza - le sue proposte a Draghi e non osiamo immaginare ai brividi lungo la schiena dei produttori di ricchezza in questa nostra sventurata nazione. Non bastava il Covid, tornano pure i grassatori di risorse per ingrassare una spesa pubblica sempre più improduttiva. Finora si era detto dell’arrivo di centinaia di miliardi di euro col Recovery Fund e grazie alla sinistra si scopre che invece i soldi non bastano mai e bisogna tassare ancora. Non ci si deve comunque stupire, perché la sinistra questo è. Non solo Enrico Letta, il che è già grave. Alla sua sinistra picchia come un fabbro contro la produzione Leu, che già in campagna elettorale per le politiche illustrò la sua posizione contro quelli che definiscono con grande facilità i «ricchi»: arrivarono a chiamare la patrimoniale sulla casa come «imposta di equità». Anziché abbassare il carico fiscale sulla casa che malediciamo, aumentare la tassazione sempre di più, questo è il non detto che però riemerge da ogni proposta parlamentare. E su questo si trovano abbondanti sponde nel Pd, e non solo nella minoranza che fa capo a Matteo Orfini.

Di più: la proposta di Liberi e Uguali nel programma elettorale prevedeva un aumento degli scaglioni di reddito accompagnato dalla rimodulazione delle aliquote per rendere il prelievo ancora più progressivo. L’opposto della flat tax proposta dal Centrodestra. Il Pd si fa vedere all’opera direttamente quando è al governo e la recente proposta di Letta sulla tassa di successione ne è l’esempio più classico. La commenta così proprio Visco: «La cosa politicamente rilevante della sua proposta è che per la prima volta il segretario del Pd invita ad aumentare una tassa per prendere soldi ai ricchi e darli in questo caso ai giovani». Non dice che si deve fare con i soldi dei loro nonni...E se Draghi dice no, mandano in avanscoperta l’oppositore di sua maestà Nicola Fratoianni che accusa il premier di «arroganza» perché respinge «la proposta assolutamente moderata di Letta sulla tassa di successione». Ma complimenti.

Ovviamente, da costoro neanche una parola sul piatto forte del centrodestra, a partire da una tassazione decisamente più adeguata verso le multinazionali straniere che fanno affari in Italia e che pagano poco o niente. «Penso ad Amazon, 350 miliardi di fatturato e pochi spicci di tasse pagate», dice il leader della Lega Matteo Salvini. «Invece di inventarsi tasse di successione, tassare chi ha lavorato, facciamo pagare chi fa concorrenza sleale ai commercianti italiani». Da quest’orecchio al Nazareno non ci sentono.

 

 

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