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Sergio Mattarella e il secondo mandato: "Tra otto mesi a riposo...". Il retroscena dietro la smentita

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"Tra otto mesi potrò riposarmi". Sergio Mattarella lo rimarca con la precisione di chi segue alla lettera la grammatica costituzionale e lo fa con la semplicità che meritano le domande dei bambini. "Quando mi hanno eletto al Quirinale mi sono preoccupato perché sapevo quanto era impegnativo il compito. Ma due cose mi hanno aiutato: ho ottimi collaboratori ma soprattutto il fatto che in Italia in base alla Costituzione non c'è un solo organo che decide, ma le decisioni sono distribuite tra tanti organi. Il presidente della Repubblica deve conoscere tutti, seguire tutti per poter intervenire con suggerimenti. Ma tra otto mesi il mio mandato di presidente termina. Io sono vecchio tra qualche mese potrò riposarmi", un concetto che risuona senza colpo ferire nell'Istituto Comprensivo Fiume Giallo-Scuola Primaria Geronimo Stilton di Roma, ma che gela il dibattito politico suo successore dell'attuale inquilino del Colle.

Tra i corridoi della politica l'interpretazione è semplice e puntuale: "è no forte chiaro al bis". Una indisponibilità al secondo settennato che nei palazzi sembrava più che una opzione, per far restare Mario Draghi al suo posto a palazzo Chigi fino ad esaurimento del Pnrr. Senza far perdere all'ex capo della Bce il treno del Quirinale.

Che Mattarella fosse contrario al rinnovo del mandato, quindi a una rielezione, del presidente della Repubblica lo aveva già esternato ricordando Antonio Segni nei 130 anni dalla nascita, sposato la convinzione del suo predecessore, tanto da condividere la necessità di inserire il diniego nella Costituzione. Passaggi che rientrano nel dibattito costituzionale che non hanno, tuttavia, a che fare con quanto sta accadendo in questi giorni. Nella concretezza e rigidità con cui Mattarella interpreta la Carta, sempre nell'ottica stringente delle sue regole, le parole di oggi non sono una risposta a una richiesta di rielezione. Perché in realtà non c'è mai stata.

Inoltre il dibattito, aperto con le parole di Matteo Salvini già nel week-end scorso e ribadite ieri - "Se il presidente Draghi ritenesse di proporsi" per il Quirinale "ovviamente avrebbe il nostro più convinto sostegno" - in questo preciso momento sono un tentativo di tenere sul filo l'esecutivo più che l'inizio di un confronto. L'obiettivo del leader leghista è infatti accorciare la legislatura per portare l'Italia al voto nel 2022 e magari fermare il sorpasso di Giorgia Meloni. Un progetto a cui palazzo Chigi ha già detto di non essere interessato, con Draghi impegnato sul Piano nazionale ripresa e resilienza e che ha tutta l'intenzione di portare a termine.

In questa cornice, quindi, il dibattito sul successore al Colle, appare anche agli occhi del presidente sempre più inappropriato. Ieri Mattarella, volendo interpretare le parole pronunciate, altro non fa che constatare la realtà dei fatti: un capo dello Stato nel pieno dei suoi poteri fino ad agosto e un orizzonte, fissato dalla Costituzione, che completerà allo scadere dei sette anni, tra otto mesi esatti. Questo non significa che Mattarella sia pronto a dire sì a un bis, semplicemente il tema in questo momento non è sul tavolo.

Le forze politiche non hanno iniziato neanche a discutere nelle segrete stanze delle sedi di partito di chi guiderà il Paese dal palazzo dei Papi a partire dal 2022. Ad ora il tema è squisitamente mediatico, fa consumare fiumi di inchiostro e occupa posizioni di primo piano su tg e siti di all news. Troppo poco per interrogare il capo dello Stato e troppo presto per qualsiasi previsione che potrebbe essere gelata da un 'chi vivrà vedrà'.

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