Altro guaio per Conte, ora ci si mette il partito di Di Battista: "Gruppi in arrivo, quanto vale nei sondaggi"
Un'altra grana per Giuseppe Conte chiamato a rimettere in piedi il Movimento 5 Stelle fiaccato dalla guerra con l'associazione Rousseau di Davide Casaleggio. Già, perché i fuoriusciti grillini ormai sono un piccolo esercito e, proprio grazie alla sponda con la piattaforma per la democrazia partecipata, starebbero per mettere su un partito. A svelarlo è un retroscena del Giornale che spiega quanto potrebbe valere nelle urne e chi potrebbe essere il big alla guida capace di mandare ko il M5s "ufficiale".
Sì, parliamo di Alessandro Di Battista, il più famoso dei ribelli della galassia grillina, che a settembre deciderà cosa fare. Intanto con la sponda di Casaleggio jr parlamentari ex M5s sono al lavoro per gruppi autonomi perché, come dicono al Giornale, "non c’è nessuna preclusione verso Rousseau, anzi”.
Tra i più attivi, si legge nel retroscena, c'è il presidente dell'Antimafia, Nicola Morra, che potrebbe essere il capo del nuovo Movimento, o un passo indietro a Dibba qualora sarà della partita. Per la guida dei gruppi parlamentari si parla di Andrea Colletti alla Camera. L'operazione non è semplice, perché si tratta di far confluire due correnti di dissenso. Ma l'alternativa è la costituzione di due anime concorrenti, un suicidio politico, e quindi è probabile che la necessità si trasformi in virtù.
"C’è il rischio di avere due organizzazioni di espulsi e fuoriusciti. Ci sono delle gelosie tra chi è arrivato prima e chi ha scelto solo dopo, ma nei fatti non ci sono grandissime divergenze”, dice un ex grillino coinvolto nelle grandi manovre mentre si parla di un soggetto unico da collocare all’opposizione con un gruppo di almeno 25-30 parlamentari.
Ma quanto potrebbe valere alle urne? I dubbi non sono pochi, spiega Carlo Buttaroni, sondaggista a capo di Tecnè. “Il ritorno all’ortodossia non è garanzia di successo elettorale. Ma facendo un’analisi, Di Battista deve farsi interprete di chi è stato sconfitto dalla globalizzazione. Per questo, al momento, un nuovo movimento di questo tipo partirebbe solo da un 2-3%, di cui una parte erosa dal Movimento”, è l'amara ammissione del sondaggista. L'unica ancora di salvezza per l'operazione è riuscire a "incarnare una novità rispetto al mainstream. La Lega ha perso buona parte di quell’elettorato, i 5 Stelle lo hanno perso già tantissimo. Per Di Battista deve diventare il bacino di riferimento, anche se oggi è in parte polarizzato su Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni”. E Di Battista? Resta a guardare, difficile che sceglierà cosa fare del suo futuro politico prima di settembre.