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Basta allarmismi e paure, fateci tornare uomini liberi

Franco Bechis
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A due settimane dalla festa scudetto dell’Inter del 2 maggio scorso tutte le previsioni infauste dei virologi-Cassandra non si sono minimamente verificate. La curva dei contagi in Lombardia non si è invertita ed è fin qui continuata a scendere.

Così come la riapertura della vita all’aperto sia pure con i limiti che molti esercizi commerciali stanno soffrendo non ha provocato alcun sconquasso. Aspettiamo con pazienza i dati del mese di luglio per chiedere conto alla Fondazione Kessler del suo infausto vaticinio del 28 aprile scorso: «Con le riaperture decise dal governo il 26 aprile a luglio lo scenario più probabile sarà di 300 morti al giorno, quello peggiore di 1.300 morti al giorno». Bisognerà attendere quella data con pazienza, e poi chiedere i danni a quella fondazione se - come pare già ora certo - quelle previsioni non poggiavano su alcuna ipotesi scientifica, ma hanno provocato un ingiusto allarme in grado di danneggiare l’economia di tutto il Paese.

 

 

 

La notizia di ieri è che sta iniziando ad arrendersi anche l’uomo che ha impersonato nella sua prudenza tutte le Cassandre del Paese: il ministro della Salute, Roberto Speranza di cui comprendiamo la prudenza come contraltare all’atteggiamento opposto dell’estate scorsa, in cui si era messo perfino a scrivere un libro stampato, ma mai distribuito, per celebrare la vittoria sua e del governo precedente sul virus. Speranza ieri ha annunciato la fine del coprifuoco alle 22, che lui oggi proporrà nell’attesissima cabina di regia governativa di spostare alle 23, rimandando a giugno ogni decisione sulla sua cancellazione.

Spero che oggi a Matteo Salvini non venga nemmeno la più vaga tentazione di celebrare questo piccolo passo in avanti sul coprifuoco come una vittoria politica, perché il coprifuoco è davvero nulla e una sciocchezza spostarlo di un’oretta o anche due. Primo perché ormai da qualche tempo gli italiani se ne infischiano di queste norme non più sopportabili, e non le rispettano: chi si muove a Roma dopo le 22 (mi capita perché il mio lavoro quotidiano termina ben dopo) ha plasticamente evidente come il coprifuoco non sia più un limite per nessuno. Secondo, perché l’unica cosa che avrebbe dovuto fare il governo di Mario Draghi è colpevolmente mancata in questo mese, e ne avremmo danni evitabilissimi: bisognava annunciare il ritorno alla vita normale e la fine delle limitazioni alle libertà individuali a una data certa prima del mese di luglio. Non lo si è fatto, a differenza di altri paesi concorrenti nel settore del turismo, e adesso vedremo chi dall’estero ha prenotato le sue vacanze (molti le fanno soprattutto a luglio) in Spagna, in Grecia o in Italia. Il procedere come si è fatto a tentoni, senza fornire alcun orizzonte certo come altrove è accaduto, non solo ha danneggiato i cittadini italiani, ma probabilmente ha azzoppato la ripresa di un settore vitale per l’economia del Paese come il turismo. Continuare a farlo anche ora, quando in extremis ci si potrebbe mettere una pezza, è un atto di criminalità economica che meriterebbe una class action da parte di tutti gli operatori del turismo. Su questo bisogna essere inflessibili, non giochicchiare su un’ora in più o in meno nei ristoranti italiani. Ma ho seri dubbi che si colga la posta in gioco.

 

 

 

Il governo Draghi si era presentato alle forze politiche come una occasione per riscattarsi dai clamorosi errori compiuti da chi era stato prima al governo e per costruire una svolta in nome del bene comune e dell’intero Paese da chi invece quelle colpe non aveva essendo stato all’opposizione. Sono passati tre mesi e mi sembra che da una parte e dall’altra questa occasione sia stata mancata. Ognuno pensa al suo piccolo orticello, chi lo fa in maniera più clamorosa e anti-italiana mi sembra il leader del Pd, Enrico Letta, pronto a sacrificare qualsiasi orizzonte di bene comune per una grattatina di pancia a minuscole riserve di caccia elettorali del suo partito in un modo tanto spudorato quanto inatteso per la storia pure onorevole dell’uomo politico che oggi fa torto anche a se stesso e alle sue radici. Sembra un gigante al confronto Giorgia Meloni che pure fa opposizione in nome delle sue idee ma anche in nome del bene comune collettivo, come nessun altro oggi.

Bisogna uscire una volta per tutte dalla psicosi pandemica e ritrovare la dimensione naturale della vita. Con i vaccini e il virus continueremo a convivere, ma bisogna voltare pagina dal regime sanitario che sembrava diventare la spina dorsale del paese. È giunto il momento per riconsegnare i virologi ai loro laboratori, riportare i medici in corsia blindando ospedali e cliniche per renderli impenetrabili ai collegamenti tv, chiedere a giornalisti e intellettuali di tornare a lavorare pensando a tutto quello che accade nel mondo e non alla ramanzina da fare a questo o quel gruppo di giovani che si assembra di fronte ai pub a Trastevere come ai Navigli di Milano. Bisogna diradare la nebbia da tanti cervelli che si sono addormentati nella pandemia e risvegliarli alla vita facendoli uscire una volta per tutte dai bunker che si sono comodamente costruiti nell’ultimo anno. Rialziamo la testa e gli occhi al cielo. E allora sì oggi può diventare la caduta di un muro più pesante di quello che impediva di passare il confine a Berlino. Altro che un’oretta di libertà vigilata in più o in meno...

 

 

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