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Ogni ora che passa è un bagno di sangue, scatta l'ultimatum a Draghi

Giorgia Peretti
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I contagi calano, le terapie intensive si svuotano e i decessi raggiungono numeri che fanno ben sperare. Ma per il momento sul tema delle riaperture la risposta della cabina di regia tarda ad arrivare. L’ira dei ristoratori che ancora non possono riaprire i propri esercizi perché al chiuso, diventa insostenibile. Nella puntata di lunedì 17 maggio, de L’aria che tira, nel giorno delle riaperture (quasi) totali a Londra viene fatto un parallelismo con la situazione italiana.

 

 

 

Il programma di approfondimento mattutino condotto da Myrta Merlino tutti i giorni su La 7, ospita Aldo Cursano, vicepresidente vicario Fipe-Confcommercio e ristoratore  costretto a restare chiuso nonostante l’ampio spazio disponibile e gli investimenti fatti per rispettare le misure di sicurezza per contenere il virus. Alla vista dei passi avanti fatti in Gran Bretagna, Cursano diventa una furia: “Ho 400 mq di locale diviso in tre piani ho un sistema di areazione innovativo e nonostante tutto non posso tenere aperto né ai tavoli né al bancone. Al Recovery Fund si arriva senza imprese, con le macerie. La ristorazione in questi mesi è stata paragonata alla movida, qui si viene per mangiare - poi continua la sua invettiva contro il governo - questo fa male al cuore perché hanno chiuso 300 mila imprese e più di due milioni di lavoro. Chi paga questo? Si continua a giocare sulle riflessioni politiche...” grida il ristoratore. 

 

 

 

Sul tema interviene anche Alessia Morani, del Pd. L’onorevole precisa che erano state poste delle istanze prima della diffusione delle varianti affinché anche i ristoranti nelle zone gialle potessero aprire al chiuso. Istanze che però non sono state accolte, lasciando in attesa i ristoratori che invece continuano a patire la crisi della pandemia: “Adesso ci auguriamo di riaprire e non chiudere più. Dovrebbe arrivare presto la riapertura dei ristoranti adesso”, dice la Morani.

Il problema del “quando”, però, non è un dettaglio poco rilevante per i molti ristoratori messi in ginocchio dalle chiusure forzate: “Ogni giorno che passa è un bagno di sangue”, commenta Cursano. E poi sottolinea le mancanze del governo nei confronti della sua categoria: “Anche il coprifuoco, non averlo adeguato all’ora legale è cattiveria. Non è buon senso, non è un ragionamento sensato. Io a questo punto non lo so se la salute e il buon senso sono al centro, visto che a noi non fanno aprire perché non possono entrare più di un tot persone nel ristorante, poi ci sono i bus dove la gente si ammassa”- conclude Cursano.

 

 

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