Il coprifuoco più corto fa litigare la maggioranza di Governo. Mario Draghi dovrà mediare
La regola del coprifuoco si ripropone, come un fiume carsico, nelle dinamiche della maggioranza. Metà mese si avvicina e dunque, per un accordo trovato il mese scorso, su spinta di Lega e Forza Italia, il momento del «tagliando» sulle restrizioni. Ci sono alcune categorie da far ripartire (come ad esempio centri commerciali nel week end, le palestre e le piscine). Ci sono alcune norme da rivedere (tipo il divieto per i ristoranti di servire al chiuso e i bar ai banconi). E c'è, appunto, il «tutti a casa» alle 22. Norma su cui la maggioranza arriva a varie sfumature. L'insostenibilità di questa regola è oramai universalmente accettata, anche dalla fazione cosiddetta «rigorista». E però su come «andare oltre» è il problema.
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Ieri, il leader della Lega Matteo Salvini ha fissato quello che è un suo tema-chiave da settimane: «Riaperture, riaperture, riaperture... Ritorno al lavoro di giorno e di sera senza coprifuoco». Ma le sfumature in maggioranza sono diverse. Il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri osserva: «Io direi mezzanotte, entro un paio di settimane e continuando a controllare i numeri. Aspetterei questa settimane per vedere venerdì la solita valutazione settimanale, ma poi tempo due settimane credo che possa essere spostato a mezzanotte». Da Forza Italia, Antonio Tajani osserva: «Il coprifuoco deve passare il prima possibile alle 23 o alle 24 e poi, se la situazione lo permette, abolirlo». Sulla rimozione totale della regola, invece, si schiera Giovanni Toti, leader di Cambiamo! e governatore della Liguria: «Il coprifuoco credo che sarebbe più opportuno toglierlo del tutto e tenere un livello di controllo per le strade molto alto perché sono i controlli che sono mancati in questo anno».
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Dunque, il governo è di nuovo in cerca di un punto di caduta e trovarlo spetterà, come sempre, a Mario Draghi. Al momento l'ipotesi che trapela è quella di fare due scatti, dalle 22 a mezzanotte, dunque non alle 23 come sembrava in un primo momento. Per poi andare tra la prima decina e la metà di giugno e lì decidere se abolire definitivamente il limite del ritorno a casa. Si tratta, però, di un passaggio non secondario. Tra le rappresentanze d'impresa del ramo recettivo e del turismo, infatti, serpeggia un certo timore che si possa andare troppo oltre questa norma. Non è certo come le 22, ma comunque la mezzanotte impatterebbe pesantemente sulla movida e, soprattutto, sugli arrivi dei turisti. Infatti, da quando il Presidente Draghi ha di fatto dato il via libera agli arrivi in Italia per il 15 maggio, l'interrogativo che si pongono le imprese del settore è il seguente: come si fa ad attirare i turisti nel nostro Paese se poi rimangono alcune, significative restrizioni tipo andare a letto presto? Cosa che peggiorerebbe di molto la situazione se il coprifuoco a mezzanotte dovesse protrarsi anche oltre luglio. Oltretutto, attorno a questa regola si innesta anche una tenzone politica all'interno del centrodestra. Perché è stata presentata una mozione da Fratelli d'Italia, che probabilmente verrà votata giovedì, che prevede l'allentamento di molte misure e la rimozione del coprifuoco. Insomma, sarà un'altra, difficile, conclusione di settimana per l'Esecutivo.
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