oltre i limiti
"Salvini come Hitler", così si sdogana l'odio in tv. E nessuno si indigna
Non la smettono. Esagerano. Dopo le minacce di morte, a Matteo Salvini tocca come destino anche un incauto parallelismo con Adolf Hitler. Ormai si sta superando ogni limite di decenza. Si va in televisione e si spara a zero contro il leader della Lega. Senza alcun ritegno.
È successo, ancora, l’altra sera da Lilli Gruber, nel suo Otto e mezzo, trasformato in ghigliottina verbale da Tommaso Montanari, storico dell’arte che si industria nel fantasticare scenari ridicoli. Li dipinge come vuole, mette in scena paragoni arditi, incita all’odio contro un leader e la sua comunità. «La Lega è incompatibile con la Costituzione», sentenzia in televisione.
Qualcuno dovrebbe fermare questa gente, a cui sfugge il senso della realtà.
Siamo ormai all’oscenità conclamata nel piccolo schermo. Un’ospitata e l’insulto. L’istigazione. L’indice puntato. E poi qualche testa calda se ne occuperà. Film già visti nel passato della Repubblica.
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Il cerino in studio lo accende la Gruber: «Abbiamo sentito da Enrico Letta che il "metodo Salvini" non incide nel governo. Sarebbe lo stesso governo a dare una legittimazione democratica. Ma Salvini non ha bisogno della legittimazione di Mario Draghi, visto che ha già quella dei cittadini». Allo "storico" fuori posto non pare vero: «Anche Hitler aveva consenso, la Lega al governo è un pericolo» poi continua «Il progetto della Lega non è compatibile con la nostra Costituzione». E perché? «Se si va al governo non salviamo i naufraghi in mare, sequestriamo i migranti sulle navi... tutte queste cose sono incompatibili con la nostra Costituzione. La legittimazione democratica non è data solo dal consenso, Hitler è andato al governo avendo il consenso, così come molti altri partiti che hanno perpetrato gli orrori del ’900». Ipse dixit.
Eppure Salvini si è presentato al cospetto degli elettori, ha conquistato consensi, li mantiene anche nei sondaggi, è il primo partito italiano almeno negli orientamenti degli istituti demoscopici. «È come Hitler», è la risposta brutale. Deve essere un riflesso condizionato che capita a chi teorizza che non c’è bisogno di vincere le elezioni per andare al governo, come dimostra l’esperienza della sinistra italiana. La chiamano democrazia parlamentare.
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Paradossalmente bisognerebbe sostenere una specie di Legge Zan anche per difendersi dalla Legofobia. Perché sono davvero ammattiti. Per le "opinioni" modello Montanari ci potranno essere sanzioni o dovremo tenercele?
Che poi, a pensarci bene, ad offendersi per il paragone incredibile pronunciato in televisione dovrebbero essere due persone, più che lo stesso Salvini. Ad uscire dai gangheri dovrebbe essere innanzitutto il Capo dello Stato. Perché proprio Sergio Mattarella ha voluto il governo di tutti come risposta alla pandemia. E trovarsi ora con la possibile accusa di aver portato al potere una specie di partito hitleriano, ad occhio e croce non lo considererà un complimento. Il che vale anche per il premier, Mario Draghi, che quella formula l’ha accettata perché serve all’Italia. E deve sentirsi dire cose del genere. Follie.
In questi casi bisogna sempre immaginare la controprova. Quale pazzia dello stesso livello dovrebbe pronunciare un intellettuale "di destra" che avesse la stessa opportunità offerta a Tommaso Montanari. Se ad esempio mettesse sullo stesso livello l’esilio dei brigatisti rossi in Francia con quello di Enrico Letta, la passerebbe liscia? Ovvio che no, sarebbe un coro di come si permette, vergogna, non invitatelo più. No, a Montanari nessuno dice cose del genere. Vediamo che trasmettono stasera...
E invece non va affatto bene, perché l’indignazione non può durare una mezza giornata.
Perché le minacce di morte durano di più, si ripetono, e pure pubblicamente, a partire da una rete sempre più sanguinaria nei toni. Gli esaltati strillano con i loro post, auguriamoci che non ci sia qualcuno pronto ad usare armi.
Passa tutto impunito, e non c’è nemmeno traccia di solidarietà. Salvini ne è stato bersagliato anche nelle ultime ore, e se ne è preoccupata solo Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia. A sinistra tutti muti, neanche una parola di vicinanza. Già, poi non fa scandalo se lo paragonano ad Hitler. Che pena questa "politica". E questi "intellettuali".