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Il dilemma di Sergio Mattarella sul 2 giugno. Aprire o no il Quirinale?

Gianfranco Ferroni
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Da una parte c'è la Gran Bretagna, con la regina Elisabetta che ha già deciso di aprire i giardini di Buckingham Palace ai picnic estivi: da luglio e fino a settembre i visitatori potranno divertirsi nei giardini del palazzo. Sapendo che, grazie al governo di Boris Johnson, fi il Covid non fa più paura.

 

Da un'altra parte, ovvero qui in Italia, ecco il grande dubbio: aprire o no i giardini del Quirinale per la tradizionale Festa della Repubblica, il 2 giugno? Da tempo questa data è stata indicata simbolicamente dal ministro per il Turismo Massimo Garavaglia, per dare il via definitivo alle riaperture. E qui il problema diventa pure istituzionale, perché aprire le porte del Quirinale «come ai vecchi tempi» con migliaia di invitati sembra non praticabile. Meglio non correre rischi inutili: pare sia questo anche il pensiero del presidente Sergio Mattarella.

 

L'importante, per il Colle, è veder scendere i dati della mortalità e dei contagiati, grazie ai vaccini. Delle feste ora se ne può fare a meno: le potrà fare il prossimo capo dello stato, nel 2022, con tutta calma.

 

CARTABIA E L'IMPEGNO DI «FARE RAGIONARE TUTTI»
«Marta Cartabia ha dimostrato che è più facile avere successo all'estero che in Italia», ha detto un esponente del Pd commentando la retata dei ricercati italiani eccellenti in Francia. Nella penisola è tutto più complicato, come dimostra il caso Csm (e non solo). Il suo impegno è quello di «cercare di fare ragionare tutti», per usare le parole di un saggio sottosegretario come Francesco Paolo Sisto, e certamente si tratta del compito più ingrato e difficile. Intanto, domani, alle 9, è in programma il plenum del Csm.

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