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Tutta Europa riapre tranne noi. Caro Draghi, è arrivato il momento di liberare anche gli italiani

Franco Bechis
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In Germania cambiano le restrizioni almeno per chi si è vaccinato, in Grecia si riapre con sempre meno vincoli, In Gran Bretagna ogni giorno si recupera un frammento di libertà, in Israele la vita sta tornando alla normalità e non c’è più obbligo di mascherine all’aperto, lo stesso avviene in parte degli Stati Uniti e l’obbligo è abolito su tutto il territorio nazionale per i vaccinati. Qualcosa ovunque nel mondo si muove, e lo fa in parallelo alla progressione delle campagne di vaccinazioni. In Italia no. Il dibattito di ieri era sulla quarta ondata che avrebbero portato i tifosi interisti che hanno festeggiato il loro scudetto, e sulle gran riunioni che Mario Draghi e i suoi ministri stanno facendo per discutere della ipotesi di spostare dalle 22 alle 23 il coprifuoco a partire dal prossimo 17 maggio, ma non in tutta Italia. Nulla. Mentre dalla Unione europea arriva l’invito ai Paesi membri di allentare i divieti di ingresso per favorire i flussi turistici e aiutare questo settore in crisi almeno durante l’estate. La timidezza italiana comincia a diventare preoccupante, tanto più quando la progressione delle vaccinazioni pur avendo raggiunto la quota promessa solo un giorno o poco più, è comunque significativa. Perché l’Italia è bloccata, paralizzata da qualsiasi decisione?

 

Sto scrivendo con tutto il dolore che ho nel cuore sul treno che mi riporta a Roma dai funerali in cui ho salutato per l’ultima volta mia mamma, che ha combattuto tre settimane in ospedale contro questo maledetto virus, e non ce l’ha fatta. So quanto è delicato prendere decisioni su questi temi, trovare un equilibrio fra la vita, la libertà, il sistema economico. Eppure non si può continuare a balbettare qualcosa, e rinviare più in là senza nessuna chiarezza come sta avvenendo.

 


Questo Paese dopo tanta sofferenza e tanta limitazione della libertà ha il diritto di sapere da chi ne tiene le redini che piano ha per il futuro, e quando e come si potranno recuperare come deve essere quelle libertà garantite dalla Costituzione ma da un anno compresse se non represse. C’è un piano per tornare alla vita normale che la carta fondamentale di questo Paese garantisce a tutti i suoi cittadini? Quando? Come? Con quali certezze? Cito un solo esempio, che è come un’ombra oscura su queste riposte: il governo italiano ha inserito nell’ultimo suo decreto il cosiddetto pass vaccinale, pur ancora nella limitazione di un suo utilizzo.

 

Quel pass che apre molte porte del ritorno alla libertà degli italiani ha però un limite non da poco: quello temporale. Per chi si è vaccinato come per chi si è ammalato ma ne è uscito con tutti gli anticorpi che servono ad evitare un immediato bis, la libertà che si riapre ha una durata di sei mesi. Non sono tanti: che succede dopo? Perché se questa è la chiave necessaria per il ritorno alla vita normale faccio presente che a giugno mentre sarà sempre in crescita la percentuale dei nuovi vaccinati, si inizierà a sottrarre dalle nuove dosi fatte quelle di sei prima, che non darebbero più protezione né possibilità di ritorno alla vita normale. Certo non sono molti i vaccinati di gennaio e febbraio, e quasi ridicola la percentuale di chi ha ricevuto la doppia dose. Man mano però crescerà. E mentre immunizzi per la prima volta qualcuno ci sarà qualcun altro a perdere quella che aveva già. C’è un piano del governo per questo? Finora non abbiamo sentito parlare di doppio giro di vaccinazioni nemmeno come vaga ipotesi (al massimo di un futuro richiamo annuale come per l’influenza), però se il pass vaccinale dura sei mesi il governo non solo deve sapere che cosa accade dal giorno successivo, ma anche comunicarlo ai cittadini italiani ora. Dare loro una prospettiva, non questo smarrimento che oggi si prova con la sensazione di essere in balia delle onde a navigare fra i marosi di Matteo Salvini e quelli di Roberto Speranza.

Invece di passare un mese su un’ora di coprifuoco (che è veramente nulla), il compito di Draghi è ipotizzare come hanno fatto altri capi di governo le tappe scandite con date e ora del ritorno alla vita normale, che non è una concessione che generosamente si fa, ma un diritto fondamentale degli italiani.
 

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