caos a 5 stelle
Conte scaricato pure dai grillini: "Troppo Pd nel neo-Movimento"
C’è troppo Pd nel «neo-Movimento» di Giuseppe Conte. Il giorno dopo la «foto di Zoom» con Enrico Letta e Goffredo Bettini, durante le Agorà dell’ex eurodeputato dem, diventa l’ennesimo motivo di rabbia nelle truppe pentastellate, ormai stufe di aspettare un progetto annunciato da settimane e del quale non hanno avuto alcuna anticipazione. Nemmeno la più piccola. «Però ci hanno già chiesto i soldi», puntualizza con una certa stizza una fonte parlamentare.
Il malcontento inizia a essere davvero diffuso, al punto che quasi non si nota più la differenza tra i due blocchi contrapposti, quelli del «primo» e «secondo» mandato. La protesta è unanime: «Conte dice che dobbiamo avere entusiasmo, ma cosa pretende se parla più con quelli del Pd che con noi? Sembra quasi che non si fidi».
C’è anche chi decide che è arrivato il momento di mettere dei paletti in questo rapporto. Come la deputata e capogruppo in Copasir, Federica Dieni, che su Twitter scrive, piccata: «Non credo che Bettini o altri possano dire cosa sia meglio per il Movimento. Per il M5S parlano gli iscritti, punto. Grazie per i consigli disinteressati ma ognuno pensi al suo partito. Una cosa è la collaborazione altro le ingerenze».
Anche la riunione con i capicommissione pentastellati non è servita a sciogliere le tante riserve. Sui due mandati, Conte ha detto che il discorso sarà affrontato, del 2x1000 che è «compatibile» con il Movimento ma non ha dato una certezza che attingerà a quelle risorse e sulla piattaforma Rousseau ha spiegato che spera ancora in una «separazione consensuale». Tre elementi «e nessuna risposta», è il commento più tenero del day after.
In questo quadro, l’allarme lanciato l’altra sera dalla capogruppo in commissione Finanze, Vita Martinciglio, sembra poggiare su basi più che solide. La portavoce pentastellata, infatti, in assemblea ha portato all’attenzione dell’ex premier il rischio di nuovi addii. Non come minaccia, piuttosto come dato di fatto dopo aver annusato l’aria nelle truppe. Rischio più che confermato anche da altre fonti. «Lo sanno bene ai piani alti - racconta a LaPresse un parlamentare della "vecchia guardia" -. Qualcuno di noi è stato avvicinato proprio per chiedere in quanti sono pronti a lasciare il gruppo, perché così si fanno i calcoli di quanti soldi si perdono per il nuovo progetto».
Tutti chiedono a Conte di accelerare il progetto di «rifondazione», ma sulla strada dell’ex premier gli ostacoli non mancano. Ad esempio, la Corte d’appello di Cagliari si è riservata di decidere sul ricorso del Movimento 5 Stelle contro la nomina del curatore speciale, l’avvocato, Silvio Demurtas. Se i magistrati dovessero dichiarare l’inammissibilità, l’avvocato sardo potrebbe chiedere di attuare lo Statuto votato agli ultimi stati generali e procedere con l’elezione del Comitato direttivo a 5, riconoscendo che la figura del capo politico ormai non esiste più. Conte, peraltro, non potrebbe farne parte perché non iscritto ai Cinquestelle entro la data del 30 giugno 2020.
Come se non bastasse, la lista degli iscritti ancora non è stata trasferita dall’associazione Rousseau al Movimento, perché - hanno spiegato da Milano - in attesa di parlare con chi ha i titoli di rappresentante legale. La situazione è ingarbugliata, insomma. Al punto che c’è chi ipotizza che i primi di maggio, periodo indicato proprio dall’ex «avvocato del popolo» per il «grande evento di presentazione», sia «già troppo tardi». I corteggiamenti dei vari partiti ai parlamentari M5S non mancano, così come all’orizzonte si aprono alcune possibilità con gli ex compagni di viaggio espulsi o quelli che hanno lasciato la casabase volontariamente. Un indizio è il post apparso simultaneamente su alcune bacheche Facebook di ex Cinquestelle, anche di lusso, per criticare le parole di Conte all’Agorà di Bettini sul «campo largo» e progressista in cui il «neo-Movimento» dovrebbe cercare spazio. Il testo è esattamente lo stesso e si può leggere sui profili, ad esempio, di Nicola Morra, Barbara Lezzi, Alessio Villarosa, Raphael Raduzzi o Cristian Romaniello. La voce corre rapidamente e nessuno si incarica di smentire, lasciando intendere che a breve qualcosa potrebbe succedere. Senza dimenticare che in campo sono già scesi gli ex M5S ora in L’Alternativa c’è e che Rousseau si è aperta alle liste civiche in vista delle prossime elezioni amministrative. La pentola del grillismo, insomma, bolle. Anzi, ribolle.