Botte da orbi
Ora Rousseau sfida Giuseppe Conte e apre alle liste civiche. Al voto da avversari
Nel derby tra il «nuovo» Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte e la piattaforma Rousseau, il primo sprint va a Davide Casaleggio. Mentre l'ex premier non ha ancora preso possesso della creatura affidatagli da Beppe Grillo («fisseremo un evento nei prossimi giorni» ha detto ieri al Festival del Lavoro), il figlio di Gianroberto ha rotto gli indugi e ieri ha «offerto» la propria piattaforma informatica alle liste civiche che, in vista delle Amministrative, vorranno usufruire dei servizi «sperimentati» dal Movimento: dal supporto per gli adempimenti della legge Spazzacorrotti alla consulenza per la comunicazione digitale, dalla creazione di eventi online alla strategia di coinvolgimento dei cittadini nella relazione del programma. La mossa avviene a pochi giorni dalla certificazione del divorzio dal Movimento e segue le indiscrezioni che volevano, per l'appunto, Casaleggio e i suoi soci impegnati nella creazione di una rete di liste civiche che, in prospettiva, dovrebbero ricalcare l'iniziale struttura dei meet up grillini. A condire di pepe la vicenda il fatto che l'annuncio sia arrivato sul Blog delle Stelle: teoricamente il portale dei Cinquestelle. E che sullo stesso sito l'Associazione Rousseau prometta di dare visibilità alle iniziative delle civiche che utilizzeranno i suoi servizi. Un po' come se la Lega si facesse pubblicità sul sito del Pd.
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Uno strascico velenosissimo del divorzio che ha fatto storcere il naso a diversi esponenti grillini. «Curioso che al M5s, che ha finanziato come unico o assolutamente prevalente soggetto la piattaforma e la relativa attività, Rousseau interdica l'utilizzo della piattaforma stessa e ne conceda l'uso (gratuito o a pagamento?) ad altri. Per quanto mi riguarda, curioso e giuridicamente intrigante» sibila Roberta Lombardi. In casa M5s, le buone intenzioni di Conte sono al momento ferme in virtù della vicenda giudiziaria di Cagliari, con la causa intentata da un'esponente espulsa - e in seguito riammessa - che ha portato alla sconfessione del ruolo di «curatore» di Vito Crimi da parte del tribunale. In assenza di un curatore, l'Associazione Rousseau ha già comunicato che non consegnerà ai 5 stelle la lista degli iscritti. E senza i due terzi degli iscritti non si può dar vita neanche al «piano B» di Conte: cancellare il M5s e ripartire da zero con un nuovo partito. E per questo che tutti guardano alla Corte d'Appello cagliaritana che oggi deciderà proprio sul ricorso di Crimi, con la possibilità che poi la partita finisca in Cassazione.
Dal canto suo, l'ex premier sta comunque provando a dare una sterzata all'opera di restyling richiestagli da Grillo e ha dato ormai per imminente il varo di una nuova carta dei valori e di un nuovo statuto che poi dovrebbero essere presentati nell'evento che Conte spera di annunciare a breve. La sabbia nella clessidra, da questo punto di vista, scorre inesorabile. Con le amministrative alle porte e l'alleanza con il Partito democratico tutta da costruire, la decisione di Enrico Letta di fissare le primarie Dem in tutte le città in cui ce ne sarà bisogno prossimo 20 giugno ha di fatto creato uno spartiacque nei progetti di Conte. Se il Movimento non avrà una guida chiara entro il 15 maggio, a quel punto i candidati alle primarie Dem avranno già messo in moto la propria macchina elettorale e azzerare tutto per un accordo con i 5 stelle diventerebbe impossibile. La conseguente corsa in solitaria dei grillini rischierebbe di tramutarsi in una debacle che farebbe partire malissimo il nuovo corso. In realtà, se anche Conte bruciasse le tappe, la strada dell'accordo resta complicatissima in almeno tre dei grandi centri che andranno al voto: Roma, Torino e Bologna. Assai più facile che l'intesa si trovi a Napoli (con l'ex ministro Gaetano Manfredi in pole) o che a Milano il Movimento decida di appoggiare Giuseppe Sala (sebbene a quelle latitudini i cinque stelle abbiano consensi da zerovirgola). Una matassa di non facile soluzione. Resa ancora più complicata dalla decisione di Casaleggio di scendere in campo da avversario degli ex soci.
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