L'Italia prenota 20 miliardi UE. Oggi l'invio a Bruxelles del Recovery Plan
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza da 248 miliardi è pronto. Dal Consiglio dei ministri è arrivato ieri il via libera, formalmente una «presa d'atto», per l'invio a Bruxelles del testo definitivo licenziato dopo l'intenso carteggio con l'Ue dello scorso fine settimana e l'ok del Parlamento, di Regioni ed enti locali cui l'ultima versione è stata sottoposta in una riunione «lampo» dopo pranzo, in una sospensione del Cdm. Il testo sarà materialmente spedito oggi, 30 aprile: una data fortemente difesa dal premier, Mario Draghi, perché consente l'arrivo della prima tranche di fondi già in estate. La Commissione infatti ha otto settimane per presentare al Consiglio i piani ricevuti per l'approvazione, e il Consiglio ha a sua volta 4 settimane per l'approvazione con maggioranza qualificata. Solo a quel punto, quindi entro 2-3 mesi dalla presentazione formale del piano nazionale, ci sarà una prima erogazione pari al 10% dell'importo spettante al Paese, mentre le altre avranno cadenza semestrale con una verifica puntuale dell'implementazione dei progetti e delle riforme proposte.
Il Recovery Plan non farà grande l'Italia. Serve solo ai potenti
Da Bruxelles arriveranno 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, 15,5 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione, e 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Il Consiglio dei ministri ha dato poi l'ok al decreto che istituisce il fondo pluriennale da 30 miliardi di euro per finanziare quei progetti rimasti fuori dal Pnrr ma ritenuti coerenti. «Siamo tra i primi Paesi ad inviarlo a Bruxelles e tra i primi, dunque, che riceveranno i fondi del Recovery esulta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio - Questo perché ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi a lavorare seriamente, con continuità, programmando gli investimenti da fare, con una chiara visione di sviluppo».
«Dietro i "numeri" del nostro Recovery Plan ci sono concrete opportunità di sviluppo per le imprese grandi e piccole, per le aree svantaggiate del Paese, per la parte più fragile della nostra società, quella che ha pagato carissima l'emergenza: le famiglie, i giovani, le donne - dice la ministra Mara Carfagna - Dietro i "titoli" delle sue missioni ci sono riforme che aspettiamo da un ventennio, grandi opere pubbliche, investimenti nella modernizzazione del Paese, connessioni più veloci, alta velocità, più presidi sanitari, più infrastrutture so ciali, enormi agevolazioni per chi vuole investire al Sud e nelle aree interne».
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Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, evidenzia il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, «il governo realizza un investimento senza precedenti nella scuola. Puntiamo a superare i ritardi che il nostro Paese sconta nell'offerta di asili nido e servizi educativi per l'infanzia, con un investimento di 4,6 miliardi. Aumentare il tempo pieno e rendere disponibili le mense, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree più fragili, vuol dire lavorare per superare i divari ancora esistenti, contrastare la dispersione e operare concretamente per la crescita dell'intero Paese».
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