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Il terrorismo non ci ha piegato. Lo Stato ha il dovere di fare giustizia

Francesco Storace
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Nessuna pietà. Quei terroristi arrestati in Francia devono scontare la loro pena. In Italia, dove hanno seminato sangue e lutti. Sbraitino pure i professori della morale altrui. Ma chi se ne frega di quanto ciancia Massimo Cacciari che pontifica che gli arresti 30 o 40 anni dopo «non hanno senso, non sono più quelle persone». Caro professore, le loro vittime non hanno avuto il diritto alla controprova, perché furono trucidate da questa brava gente.

 

Applausi al governo, per la battaglia intrapresa con determinazione e vinta, Mario Draghi da una parte, la guardasigilli Marta Cartabia dall’altra, che hanno convinto il presidente francese Emmanuel Macron ad archiviare la dottrina Mitterrand, la tutela immonda del terrorismo che ferì gravemente la nostra Nazione negli anni più bui.

Ma non è finita qui, perché il sigillo per l’estradizione di quei terroristi lo dovrà apporre proprio la magistratura d’Oltralpe. E vedremo come finirà.

 

In queste ore tornano alla memoria nomi di un’epoca, per i quali il nostro popolo versò lacrime e manifestò un’incredulità dolente. Altro che trenta o quaranta anni fa quando pensi alla rinfusa a personaggi come il generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi. O alla memoria di Aldo Moro e della sua scorta. E ancora all’intreccio tra pezzi di Stato, brigatisti e camorristi nel sequestro di quell’oscuro – per molti – assessore campano Ciro Cirillo. E l’emozione ancora più vasta che destò il brutale omicidio del commissario Luigi Calabresi. Il cui figlio Mario fa il perdonista nei confronti degli arrestati, perché non lo soddisfa vedere in cella vecchi e malati. Ma suo padre alla loro età non ce lo hanno fatto arrivare...

Sono tanti i nomi degli assassinati da quei soggetti. E se pensi che l’ultimo terrorista acciuffato all’estero si chiama Cesare Battisti, poi rifletti sul perché queste cose non accadono mai con i governi in cui la sinistra spadroneggia indisturbata. Riuscirono persino ad accogliere come un’eroina Silvia Baraldini, strappata alla giustizia americana, che la giudicava una terrorista. 

 

Sia come sia, è un segno che la nostra giustizia ricomincia a fare il suo corso. E gli arrestati – se i francesi in toga non faranno ostruzione verso l’Italia – dovranno solo ringraziare il troppo tempo trascorso per la bella vita da latitanti di lusso in Francia.

Mitterrand decise la loro protezione a sfregio della giustizia italiana, a dubitare – come ha ricordato un magistrato di valore che risponde al nome di Carlo Nordio - del fatto che l’Italia potesse assicurare ai terroristi un processo equo.

Certo, le vittime non tornano in vita. E ovviamente c’è chi obietta proprio sul tempo trascorso. Ma se lo Stato ha vinto la sfida lanciato dal terrorismo, questo non può significare la rinuncia al senso di giustizia. Che è un dovere prima ancora che un diritto della comunità nazionale.

Nel 1979 fu assassinato dai Proletari armati per il comunismo – quelli di Cesare Battisti – il macellaio Lino Sabbadin. Suo figlio Adriano dice degli arrestati di ieri, fra i quali uno dei killer del suo genitore, che «non sono ex terroristi, ma terroristi. I nostri morti – aggiunge con tanta ragione – non sono ex vittime».

Anche per questo monta l’indignazione ad ascoltare il sermone di Adriano Sofri, per il quale non serve la prigione se c’è «il ripudio sincero della violenza». Talmente sinceri quei «compagni» che tre di loro si sono sottratti alla cattura.

Tocca sentir parlare di vendetta da parte del solito Oreste Scalzone, invecchiato davvero male se continua a vedere lo Stato che fa giustizia come un nemico da abbattere. O quell’altro, che invece dovrebbe stare solo zitto, Erri De Luca, che cita Fabrizio De André, per sputacchiare «cos’altro vi serve da queste vite»? Perché, quale altro «sacrificio» è stato preteso da quei sanguinari che hanno sparato, ammazzato, sterminato in nome di una rivoluzione impossibile? 

Libertà, sì, ma da tutti voi che odiate ancora chi non si è piegato alla vostra volontà sanguinaria e alla vostra pretesa di impunità. Oggi è un giorno in cui dobbiamo essere ancora più orgogliosi della nostra identità di italiani onesti.
 

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