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Centrodestra, effetto Draghi: Matteo Salvini e Giorgia Meloni divisi su tutto

Pietro De Leo
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Era prevedibile che l’avvento di Mario Draghi nello scenario politico, nella tessitura di un governo di larga condivisione trasversale, avrebbe influito sulla geografia dei partiti. C’è chi ha cambiamenti di leadership compiuti o in corso e deve ridarsi una ragione sociale, come Pd e Movimento 5 Stelle. E poi c’è il centrodestra, che se non ha visto sconvolgimenti a livello di singoli partiti, tuttavia vede lo schema di coalizione sottoposto ad uno stress politico, dovuto al fatto che Lega e Forza Italia siedono in maggioranza mentre Fratelli d’Italia è all’opposizione. Una nuova storia fatta di immagini e un racconto politico non scevro da tensioni. Alla prima categoria appartiene, senz’altro, la foto in cui Silvio Berlusconi e Matteo Salvini siedono insieme nella nuova dimora romana del leader di Forza Italia, senza Giorgia Meloni.

Siamo ai giorni in cui le trattative per la formazione del governo Draghi vedono una rinnovata sinergia tra l’ex premier e il segretario leghista. La tensione più recente, invece è quella di ieri, sul coprifuoco. Fratelli  d’Italia aveva da giorni annunciato un ordine del giorno sull’abolizione dell’orario limite (iniziativa parlamentare anche di un certo contenuto tattico, per “stanare” Salvini). Il testo, però, è stato respinto dalla maggioranza, dove Lega e Forza Italia non hanno votato. La maggioranza di governo ha stretto un nuovo accordo in base al quale a maggio si farà un tagliando sull’ “ora x” alle 22.

E così, mentre Salvini esulta per aver  influito sulla scelta complessiva (da giorni batteva sul punto e nel frattempo aveva lanciato una petizione online contro il coprifuoco), Giorgia Meloni esprime il suo rammarico per la scelta degli altri partiti dell’area sul suo provvedimento. Sempre ieri, peraltro, si annovera un altro scontro, stavolta di piccola entità politica, intorno al Recovery Plan. Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni su tutti, ha impostato la sua linea di dibattito parlamentare calcando sul fatto che il documenbto è arrivato tardi alle Camere, e non c’era stato praticamente tempo materiale per leggere le oltre 300 pagine. Replica Molinari, capogruppo della Lega, con una puntura, ricordando che i parlamentari sono “ben pagati per fare lo sforzo di leggere”.

Insomma, tutti accadimenti che ben simboleggia la divaricazione, su cui aleggia la solita epica da corridoio, che vedrebbe il leader leghista e la presidente di Fratelli d’Italia a comunicazioni personali al momento sospese. Fatto non solo di questi leader e non solo di quest’epoca, in una politica la cui complessità spesso mette a dura prova la netiquette. Tuttavia, di mezzo, ci sono tutti i dossier aperti. Uno è senz’altro quello del Copasir, dove Fratelli d’Italia rivendica la presidenza, ruolo spettante per legge all’opposizione e ancora ricoperto da un esponente della Lega, Raffaele Volpi. E poi c’è il dossier amministrative. Sul punto, ieri Matteo Salvini ha lanciato un segnale conciliante: "Con Meloni ci vedremo presto: ho l'obiettivo di raggiungere candidature forti e vincenti entro metà maggio", ha detto. Epperò al momento non si vede neanche un abbozzo di accordo. Su Milano, Matteo Salvini sta portando convintamente il nome di Gabriele Albertini, che ha ricevuto apprezzamenti anche da Forza Italia (sotto le cui insegne governò per due mandati a Palazzo Marino).

Fratelli d’Italia è più fredda, ma non chiusa sul nome. A Torino, invece, pare che la coalizione possa chiudere su Paolo Damilano. Nebbia invece su Roma, dove il nome di Guido Bertolaso, per quanto lui abbia ufficialmente abbia declinato, rimane sul tavolo appoggiato da Lega e Forza Italia. Ma non da Fdi, che aveva proposto il nome del Presidente del Credito Sportivo Andrea Abodi, ipotesi che pare sfumata. Proprio su Roma, peraltro, c’è da riscattare quell’eredità dolorosa del 2016, quando la coalizione andò spaccata. 

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