Recovery e lacrime, Draghi dà buca alla Raggi
Di solito elegante, stavolta Mario Draghi ha dato buca a una signora. È Virginia Raggi a dover versare lacrime amare per il trattamento riservato a Roma dal Recovery Plan, dove le risorse per la Capitale vanno cercate col lanternino.
Colpa del governo? Incapacità dell’amministrazione comunale? Rigidità dei criteri europei per i circa 250 miliardi che piovono da Bruxelles? La pulce nell’orecchio la infila Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia, che un primo indizio lo trova in un gruzzolo di 500 milioni nel capitolo denominato Caput mundi. Si tratta di un pacchetto turistico-giubilare, che però pare ben poca cosa rispetto alle aspettative. Anche se rilevante come iniziativa, non si capisce quanto si possa spendere per eventi a fortissima attrazione internazionale, a partire proprio dal Giubileo e anche dalla Ryder Cup. Si citano gli eventi, ma non le risorse necessarie.
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Un altro ministanziamento su Roma è rappresentato da interventi su Cinecittà per lo sviluppo dell’industria cinematografica pari a trecento milioni di euro. Nel documento di Draghi si citano le funivie (anche se la Raggi dovrà battere la concorrenza di Genova che ha un suo progetto fermo da anni) si infilano la Roma-Pescara e la Orte-Falconara nelle infrastrutture, un po’ di assunzioni per il Tar del Lazio. Poi, la Capitale parteciperà ai vari bandi previsti per tutti i Comuni. Già, tutti i Comuni. Le parole spese da tutti per la prima città d’Italia si infrangono di fronte ai quattrini necessari. Eppure Roma di miliardi nel Recovery Plan ne aveva chiesti 25. I calcoli più ottimistici – nel silenzio delle fonti capitoline – affermano che andrà bene se si riuscirà ad arrivare a quasi una decina. Ma solo 500 milioni – secondo i più informati - saranno dedicati alle infrastrutture e ai mezzi di trasporto pubblico. E questo perché in Campidoglio non avrebbero compreso la natura dei finanziamenti comunitari che esigono opere da realizzare entro il 2026, con un avanzamento vero della progettazione. Ad esempio, non ci sarà nulla da fare per le promesse sulle linee C e D della metropolitana, a voler essere benevoli si dovrà ricorrere ai fondi dello Stato. Forse, ma trattandosi della Roma di Virginia Raggi non si può stare mai tranquilli, i progetti da esporre sotto i riflettori dell’Europa per farseli finanziare, saranno la funivia Casalotti-Boccea, la tranvia Togliatti e magari anche quella sui Fori Imperiali. Vai a capire se ci si riuscirà.
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Nelle schede del Pnrr per Roma ci sono poi i progetti sponsorizzati dall’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, in una stravagante competizione anticipata per il Campidoglio con la Raggi. È a lui che vengono attribuite – si maligna forse per seminare zizzania con la sindaca - le proposte più varie: dalla digitalizzazione dei mezzi di trasporto locale, allo studio di un sistema innovativo per il corretto utilizzo delle acque piovane, alla richiesta di risorse per incrementare l’economia circolare, oltre che la riqualificazione del vecchio stadio Flaminio, del Museo nazionale romano e del Parco archeologico dell’Appia antica.
Sia come sia, se le cose restano così c’è davvero da pensare a un’occasione mancata per Roma, quella del Recovery Plan. Perché si è preteso di giocare la partita all’interno delle stanze della giunta comunale, come se la costruzione del futuro della Capitale non dovesse riguardare l’intero tessuto politico e sociale della città. E questo ha impedito un’autentica e corale rappresentanza degli interessi di Roma nel confronto con il governo del Paese. L’auspicio è che si riesca a rimediare con i finanziamenti di ordine più generale previsti dal Recovery Plan e da soddisfare con i vari bandi: ma occorrerà una capacità di iniziativa che nei cinque anni trascorsi non si è vista affatto. Una città che ha perso addirittura l’appuntamento con le Olimpiadi per la paura della corruzione legata ai grandi eventi ha ben poche ambizioni da far valere. Anche se è difficile immaginare che sarà la Raggi a poter sollecitare un appuntamento più fruttuoso con Mario Draghi.
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