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Riaperture, "prima vaccino a tappeto". Governo e Regioni hanno fatto il contrario di quanto serviva

Fabrizio Cicchitto
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A nostro avviso le cose semplici e lineari sono più efficaci di quelle complicate. Esattamente il contrario di quello che sta avvenendo sulla questione pandemia-riaperture-ripresa economica.

Allora le cose semplici sono quelle che da qualche tempo stanno avvenendo in Inghilterra e in Israele. Dopo una catena di errori commessi nel passato entrambi questi paesi hanno scelto una strada rettilinea: lockdown durissimi duranti i quali, però, sono stati fatti vaccini in massa che hanno coperto larga parte della popolazione, dopodiché aperture crescenti.

Noi invece ci stiamo muovendo in modo assai confuso. Abbiamo fatto un lockdown parziale, assai lontano dal rigore di quello realizzato fra marzo e i primi di maggio del 2020, che però ha certamente danneggiato le attività economiche. Comunque, un’impostazione lineare avrebbe voluto che da gennaio a metà maggio fossero vaccinati da un lato tutto il personale sanitario che sta in campo (non gli amministrativi) e gli anziani fino ai 65 anni, dopodiché aperture significative come i ristoranti fino alle 23. Non sta avvenendo nulla di tutto questo. Alcune Regioni (come minimo la Campania, la Calabria, la Puglia, la Toscana) hanno fatto carne di porco in tema di vaccinazioni privilegiando le categorie “potenti” (in primis i magistrati) e poi gli amici degli amici (non a caso sono chiamati “altri”) mentre un’altra, la Lombardia, fino a pochi giorni fa, ha sbagliato tutto sul terreno della convocazione dei vaccinati e la Sardegna, in preda all’euforia, è passata dal bianco al rosso. Adesso le Regioni sostengono lo spostamento degli orari di chiusura dei ristoranti dalle 22 alle 23: avrebbero del tutto ragione se avessero realizzato in modo rigoroso la vaccinazione degli anziani e invece molti di loro non lo hanno fatto. Un altro punto dove le Regioni hanno insieme ragione e torto è sulla scuola. Noi abbiamo sempre ritenuto che nel contesto sopra richiamato l’apertura della scuola, sommata con quella di ristoranti, era una concessione alla demagogia. Di per sé tra trasporti e assembramenti inevitabili nei corridoi e nelle aule le scuole portano all’aumento del contagio. Le Regioni però su questo terreno hanno un’enorme responsabilità, e cioè quella di non aver fatto nulla dal 2020 in poi sul terreno dei trasporti locali che è di loro competenza. E’ sempre più evidente che il titolo V della Costituzione vada riscritto: la sanità è una questione troppo seria per affidarla come oggi avviene ai presidenti di Regione, alcune dei quali sono ottimi, molti altri pessimi. Qui poi veniamo ad un altro punto dolente. Qualche giorno fa Draghi e Salvini hanno realizzato un compromesso sul tema riaperture. Salvini aveva dato via a tutto il pacchetto che era calibrato al millimetro, sostenendo addirittura che era “una sua vittoria” (e già questa dichiarazione era una forzatura). Adesso Salvini ha cambiato parere ed è arrivato addirittura al voto di astensione: ma se ogni partito in un governo di larga coalizione fa nel contempo campagna elettorale, il rischio è che salti tutto per aria, il che non sarebbe un dramma se il virus non fosse ancora in campo. E’ ancora in campo il virus, ma in campo fortunatamente ci sono anche i vaccini. Allora sarebbe giusto fare una scelta di buon senso: completiamo entro metà maggio le vaccinazioni “pesanti” e da allora facciamo le aperture richieste. In caso diverso rischiamo di fare il bis dell’altro anno: in una situazione confusa, con i vaccini ancora a quota 5 milioni per coloro che hanno fatto le due dosi, circa 15 per chi ne ha avuta una, e senza un rigoroso criterio per età apriamo tutto ridando fiato al virus.

In questo quadro vediamo che nel Recovery Plan alla sanità sarebbero riservati solo 20 miliardi. Ebbene, a nostro avviso, è semplicemente folle che per il fuoco incrociato di Lega, M5s e Fd’I noi rinunciamo ai 37 miliardi del Mes.

Infine, una cosa che purtroppo rientra indirettamente nella vicenda sanità. In una “storia della colonna infame” andranno certamente scritti i nomi di Virginia Raggi e di chi guida l’AMA per la gestione dei morti. Questa gentaglia ha portato Roma a superare ogni record sul terreno dell’inciviltà.

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