divorzio grillo-casaleggio
Rousseau molla il M5s, non paga i debiti
M5S-Rousseau: game over. La deadline del 22 aprile è passata senza che il Movimento saldasse il conto presentato dall’associazione guidata da Davide Casaleggio, che ci ha messo meno di 24 ore per sancire la fine di un binomio che solo tre anni fa sembrava inscindibile.
L’addio arriva con un post sul «Blog delle stelle», il campo da gioco digitale scelto proprio da Cinquestelle e Rousseau per separare i destini dal portale di Beppe Grillo e viaggiare in autonomia dal co-fondatore. «Oggi siamo a terra, ma ci rialzeremo» è il titolo. Emblematico. L’Associazione Rousseau «cambia strada. La scelta è dolorosa, ma inevitabile. In questi 15 mesi abbiamo sollecitato costantemente la risoluzione delle criticità», constata Rousseau con amarezza, «ma stare insieme deve essere una scelta reciproca».
Un addio che potrebbe trasformarsi presto in guanto di sfida. «Il movimento è dove sono le persone che ne rispettano i principi e ne portano avanti le idee. Rousseau sarà sempre la casa di queste persone», scrive Casaleggio jr su Facebook. Dietro questa separazione c’è una motivazione politica, ma soprattutto economica. Perché i conti nel quartier generale di Milano non tornano «a fronte dell’enorme mole di debiti cumulati dal Movimento 5 Stelle nei confronti dell’Associazione», che ha comunicato a tutto il personale di Rousseau l’avvio delle procedure di cassa integrazione.
I vertici della piattaforma, però, reagiscono pungendo: onoreremo i patti «fino a che non siano consensualmente modificati da soggetti legittimati a farlo». Ogni riferimento a Vito Crimi e Giuseppe Conte - che pure avrebbe fatto un tentativo in extremis di conciliazione - è abbastanza chiaro. Così come chiaro è il messaggio sulla primogenitura del progetto e l’eredità di Casaleggio senior: «Rousseau è nato molto prima del Movimento stesso» e «la visione di Gianroberto è chiara e noi la porteremo avanti». Rousseau non si ferma: «Partiremo con un nuovo progetto e nuovi attori protagonisti, ma non sarà facile», ma la piattaforma «diventerà uno spazio aperto, laico e trasversale» capace di «incubare quelle nascenti composizioni civiche che diventeranno protagoniste dello scenario politico del futuro».
Impossibile non pensare a «L’Alternativa c’è», nata dai Cinquestelle espulsi, ma anche a personaggi come Alessandro Di Battista, che ha compiuto il famoso passo di lato dagli ex colleghi. Già «nelle prossime settimane incontreremo tutti coloro che vorranno costruire il futuro insieme a noi», fanno sapere da Milano. Il M5S reagisce immediatamente: «Le scelte dell’ultimo anno evidenziano la volontà di Rousseau di svolgere una parte attiva e diretta nell’attività politica. Volontà incompatibile con una gestione neutrale degli strumenti che devono servire ad attuare la democrazia diretta nel Movimento». E visto che la volontà di proseguire su questa strada «rimane invariata», il Cinquestelle «nell’ambito del nuovo progetto politico in corso di definizione, ha pertanto avviato tutte le procedure necessarie per dotarsi degli strumenti digitali necessari ad assicurare la partecipazione degli iscritti ai processi decisionali». In pratica una nuova piattaforma.
La notizia della separazione, ovviamente, non cade come un fulmine a ciel sereno nel corpaccione pentastellato. In molti attendevano solo l’ufficialità del divorzio. «Rousseau ha dimostrato da tempo di non essere più uno strumento neutrale», scrive sui social Carlo Sibilia, uno dei «veterani» M5S. Che ritorna addirittura al 2016, alla «stesura dello Statuto dell’epoca che poi portò alla fine del Direttorio». Stefano Buffagni, invece, si «allinea» alle mosse di Conte e lancia un messaggio: «Si possono sempre riallacciare rapporti, se si vuole fare prima un passo indietro tutti insieme». Ma c’è anche chi vede un futuro a tinte fosche, come il deputato Francesco Berti: «Rinnegare una piattaforma pionieristica a livello globale» è «un errore grave che pagheremo nel tempo».
Di sicuro la vicenda non è chiusa qui, perché va ancora chiarito il tema della lista degli iscritti, in mano a Rousseau in quanto responsabile del trattamento dei dati, ma di proprietà del Movimento, che la rivuole. Saranno settimane di forti tensioni, assicurano dalle truppe pentastellate, già alle prese con gli strascichi polemici della video-difesa di Beppe Grillo in favore del figlio Ciro, accusato di stupro con tre coetanei. Tutti nodi che il Movimento chiede a Conte di sciogliere, anche se l’ex «avvocato del popolo» non ne parla. Ci sono solo rumors, come l’imminenza della presentazione della Carta dei valori, fondamentale per iscriversi al "neo-Movimento". Ma prima tocca recuperare quelli che c’erano già, sperando che non siano in tanti a voler restare con Rousseau.