Il Recovery taglia Quota 100 ma si andrà in pensione prima
La bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza accende la gara delle ipotesi più accreditate per la prossima riforma delle pensioni. Nella pagina del programma che oggi sarà esaminato, ma non votato dal consiglio dei ministri, infatti si legge che «in tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti».
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Un punto che sgombra il campo sulla prosecuzione della misura per uscire dal lavoro con 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi, battezzata dall’attuale sottosegretario all’Economia Claudio Durigon (Lega) e fortemente voluta dal Carroccio nel primo governo Conte. Quota 100 si esaurisce dunque il 31 dicembre 2021. Al suo posto potrebbero arrivare però buone notizie per chi agogna l’uscita dal lavoro. La situazione è, infatti, cambiata e la nuova edizione della riforma pensionistica potrebbe essere ancora meno restrittiva di Quota 100 in barba al rigore e all’austerità della legge Fornero. Durigon ha già indicato la strada: «Occorre andare oltre e puntare a quota 41 anni di contribuzione. La pandemia ha cambiato tutti i parametri ed è ora di fornire alle aziende uno strumento valido per salvaguardare il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita. Se non vogliamo che i dati sui disoccupati, già molto preoccupanti, diventino drammatici con lo sblocco dei licenziamenti, è necessario intervenire con una maggiore flessibilità in uscita, specialmente nel privato. Più spazio ai giovani e più strumenti alle aziende per rimodulare i propri organici in modo equo».
Il ragionamento è semplice. Se parte la mobilità nelle aziende a uscire per primi secondo le leggi attuali sono i giovani. A quel punto le imprese sono costrette a tenere i lavoratori anziani, magari più stanchi e demotivati, e a perdere quelli più in forza. «La logica va ribaltata - spiega Durigon a Il Tempo - invece di spendere per i sostegni e la cassa integrazione ai giovani sarebbe meglio far uscire volontariamente qualche anno prima, rispetto ai 67 anni attuali, i più vecchi. Sarebbe possibile solo nel privato però, non nel pubblico, dove oggi ci sono già sistemi come nel settore del credito, per finanziare le uscite anticipate degli esuberi fino a sei anni prima del tempo stabilito». A tutto questo si aggiunge la proposta della legge già depositata sempre da Durigon per accorciare il numero di anni di contributi necessari per la rendita pensionistica dagli attuali 42 e 10 mesi a 41. Ipotesi alla quale si affianca quella circolata per il passaggio da Quota 100 a 102 per la somma di contributi ed età anagrafica. La partita resta aperta e troverà il punto di caduta probabilmente nella prossima legge di Bilancio.
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Tra le altre misure nuove previste nel Pnrr arriva la riforma delle lauree che prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di Stato, questo per semplificare l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati. Vengono stanziate risorse per portare la connettività a 1 Gbps direttamente all’edificio (Piano Italia a 1 Gbps) per oltre 8 milioni di famiglie, imprese ed enti e completare la copertura di 9mila edifici scolastici (il 20 per cento rimanente) e oltre 12mila ospedali. Quanto a Roma, la città beneficerà di una linea d’intervento dedicata al rilancio della sua attrattività in occasione dei prossimi grandi eventi turistici che la vedranno protagonista come la Ryder Cup del 2022 e il Giubileo del 2025. I fondi dovrebbero essere pari a circa 500 milioni. La realizzazione della funivia Casalotti-Boccea, vanto della Raggi, non viene citata espressamente come nella prima bozza. Ma il progetto di costruire 15 chilometri di teleferiche resta nel programma, anche se ora è dedicato a tutte le aree metropolitane delle maggiori città italiane.
Musi lunghi nel M5s e critiche da Forza Italia sono arrivate anche per il superbonus 110%. La misura è citata nella bozza del Pnrr dove viene spiegato che si intende estenderla dal 2021 al 2023, ma «abbiamo bisogno di avere la garanzia, da parte del Governo, che la proroga sia almeno a fine 2023 per tutte le tipologie di edifici e che ci siano 10 miliardi in più rispetto ai 18 già precedentemente stanziati e ora semplicemente suddivisi tra Pnrr e fondo complementare» hanno messo nero su bianco i deputati pentastellati Riccardo Fraccaro, Luca Sut e Patrizia Terzoni.
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