Malumore diffuso
Tensione nel Governo e partiti scontenti: malumore dei ministri sul Recovery plan di Draghi
Aria pesante all’interno del Governo per la gestione del Recovery plan. Il rinvio del Consiglio dei ministri, inizialmente previsto per le 17 di oggi e poi slittato alle 10 di domani, sarebbe l'effetto delle lamentele arrivate dai diversi ministeri, che in alcuni casi hanno ricevuto la bozza dopo le indiscrezioni uscite sui media. I ministri hanno palesato malumore poiché gran parte dei membri dell’esecutivo non aveva ancora visto le 318 pagine del Pnrr, il piano che, da qui al 2026, dovrà far ripartire l’Italia.
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Nella giornata di ieri era circolata una sintesi - 16 pagine e 9 tabelle - estremamente stringata, messa a punto dal Mef, unico documento nelle mani dei ministri e condiviso nella cabina di regia che si era tenuta in mattinata. Del testo definitivo nemmeno l’ombra. Così oggi la fuga di notizie avrebbe indispettito molti, anche a Palazzo Chigi. “Sono stati fatti incontri coi partiti, maggioranza e opposizione - lamenta un ministro - e il piano non si è visto, solo modalità ascolto. E ora, a poche ore dal Cdm, devo leggerlo su stampa a agenzie? Se fosse successo con Conte sarebbe venuto giù il mondo”.
Il malessere sarebbe comune a tutte le forze che sostengono il governo di Mario Draghi: dal Movimento 5 Stelle a Forza Italia, dal Partito Democratico a Italia Viva, alla Lega, che già ha mostrato segni di insofferenza sul calendario delle riaperture e sull'orario del coprifuoco. Un’altra fonte di Governo sottolinea la mancanza di alcuni punti chiave che pure erano stati evidenziati durante il giro di ricognizione con i partiti e le parti sociali compiuto dal premier Draghi, assieme al ministro dell'Economia, Daniele Franco. "Non si capisce se il Superbonus c'è o non c'è, se è stato spacchettato e spalmato sul fondo integrativo. Praticamente non c'è stato tempo di guardare i testi”, aggiunge la fonte. Inoltre, un altro punto che ha creato tensione all’interno della maggioranza riguarda la cabina di regia che dovrà controllare i passaggi chiave del Recovery, i cui dettagli non sono stati ancora chiariti. Ora si attende il confronto di domani, che non sarà accompagnato da un voto del Cdm. Prima il passaggio alle Camere, lunedì e martedì, poi un nuovo Consiglio dei ministri per il via libera prima dell’invio del testo a Bruxelles. La deadline resta quella del 30 aprile. Ma il Recovery non parte con il piede giusto.
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