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Elezioni Roma, il piano di Nicola Zingaretti: primarie e intesa con il M5S

Daniele Di Mario e Fernando Magliaro
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La corsa per il Campidoglio l'ha iniziata ormai già da qualche tempo, per ora più in sordina ma anche l'intensificarsi degli appuntamenti pub blici è un segnale che il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sta pensando seriamente a scendere in campo per la fascia tricolore di Roma. Giusto ieri, inaugurando i nuovi giardini dei palazzi Ater di Valle Aurelia, alcune anziane hanno ritmato «Zingaretti sindaco, Zingaretti sindaco» con il Presidente del Lazio che ha commentato: «Li ho sentiti. Fa piacere il calore delle persone in un momento come questo», salvo ribadire a Radio24, come fa sempre più spesso in queste settimane, che «il mio obiettivo è finire il mandato in Regione».

Ma è anche vero che, come confermato da fonti Dem, della corsa su Roma Zingaretti ne ha parlato con i vertici regionali del partito e anche con il segretario nazionale, Enrico Lena. «Nicola in questi giorni - dicono nel Pd parla quotidianamente con Letta che ha avocato a sé la questione Roma portandola a livello nazionale».

I punti fissi al momento sono due: i tempi e la Regione. Le primarie per Roma sono previ ste peril 20 giugno. Se Zingaretti scendesse in campo per il Campidoglio, si dovrebbe votare anche per il Lazio, probabilmente nello stesso giorno del primo turno delle comunali con l'allerta che un risultato nel Lazio favorevole al centro destra potrebbe finire per influenzare anche il ballottaggio per il Comune.

Il calendario Dem ipotizza di accoppiare le primarie per Regione e Comune per cui firme e liste per entrambe le competizioni devono essere depositate entro la prima metà di maggio. E questo porta alla necessità di decidere chi candidare entro una decina di giorni. Il nodo politico, paradossalmente, più che la mera presenza di Virginia Raggi nella competizione cittadina, è dato dal la capacità dei 5 Stelle di «tenere» nel Lazio l'alleanza con i Dem. La proiezione rende una situazione complessa: Raggi candidata con il simbolo dei pentastellati; Zingaretti candidato a Roma per il Pd contro la Raggi; i 55te11e nel Lazio in alleanza organica con i Dem.

Un puzzle di difficile composizione e assai arduo da «vendere» all'elettorato. Di qui, il ti more che i pentastellati non riescano a mantenere salda l'alleanza sulla Regione. Regione dove la disfida alla Presidenza vede la competizione fra il vicepresidente, Daniele Leodori, e l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, in vantag gio sul primo. Qualora Zingaretti rimanesse alla guida della Giunta regionale, D'Amato starebbe anche valutando l'ipotesi di scendere in lizza alle primarie per il Campidoglio. I sondaggi, però, per quanto poco significativi vista la frammentarietà del quadro generale e l'assenza del candidato di centrodestra, sembrano premiare comunque Zingaretti che, alle prime rilevazioni, risulterebbe vincitore al ballottaggio mentre l'ex ministro Roberto Gualtieri faticherebbe assai al secondo turno andando al corpo a corpo con il candidato di centrodestra. Centrodestra che per ora rimane alla finestra: se Zingaretti decidesse davvero di lasciare la Regione per correre su Roma la partita fra Lega e Fratelli d'Italia si sposterebbe su quest' ultima contesa. È per questo che dentro i Dem, l'idea è quella di rendere «contendibile» la Pisana: peri Dem l'alleanza con i pentastellati nel Lazio è essenziale per evitare di consegnare la Regione al centrodestra.

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