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Il vitalizio a Formigoni l'hanno ridato i grillini: l'autogol degli anticasta

Francesco Storace

Diventeranno matti. I Cinque stelle hanno dato uno straordinario contributo al sito del Tempo leggendo la lettera aperta del nostro direttore Franco Bechis alla vicepresidente del Senato, Paola Taverna. L’occasione sono stati gli ululati della prestigiosa esponente pentastellata verso la decisione del ripristino del vitalizio a Roberto Formigoni.

La motivazione del provvedimento li ha fatti impazzire, perché il Celeste torna in possesso della pensione grazie alla legge sul reddito di cittadinanza che i nostri eroi votarono nel 2019, Taverna inclusa.

  

La norma da loro voluta e votata – ha ricordato Bechis – “stabilisce che la pensione, il reddito di cittadinanza, qualsiasi indennità o vitalizio, debba essere erogato anche a mafiosi e terroristi oltre che a tutti i condannati definitivi a pene superiori a due anni a patto di non essersi sottratti all'applicazione della pena. Prendi la condanna e la espii? Nessuno ti può togliere nulla”.

Colpiti e affondati. Si sono presentati al Senato, i grillini, e hanno cominciato a urlare con la solita artiglieria verbale, ma è duro contestare una norma introdotta proprio da loro. Ma è chiarissimo che cosa è accaduto. “E’ stata la Cassazione a riconoscere all’assegno vitalizio la natura giuridica di certa misura previdenziale, anzi specificata in modo non dissimile dalla pensione», ha scritto la commissione del Senato. Una volta così definitivamente chiarita «la natura giuridica della pensione dei parlamentari, ne consegue - ai fini della valutazione della fattispecie concreta - la necessaria considerazione della giurisprudenza costituzionale, che ha ritenuto non conforme a Costituzione la perdita degli stipendi, delle pensioni e degli assegni di altra natura, a carico dello Stato o di altro ente pubblico, per effetto di condanna penale che comporti interdizione dai pubblici uffici”.

Tanto più che è entrata in vigore proprio la norma sul reddito di cittadinanza, che “ha previsto la sospensione dei trattamenti previdenziali solo e unicamente per i soggetti condannati a pena detentiva con sentenza passata in giudicato per “reati gravissimi quali terrorismo, associazione di stampo mafioso et similia”. Inoltre, la normativa del 2019 “prevede anche la sospensione dei trattamenti previdenziali ai soggetti condannati definitivamente a pena detentiva per ogni altro delitto per il quale sia stata erogata, in via definitiva, una pena non inferiore ai due anni di reclusione, ma solo nel caso in cui si siano volontariamente sottratti all’esecuzione della pena”. 

Non contenti della magra figura, i pentastellati del Senato hanno chiesto alla presidente Elisabetta Casellati “di appellarsi, ovvero di ricorrere al Consiglio di garanzia, chiedendone la sospensiva. Non possiamo accettare il ripristino del vitalizio”, si lamentano, come se la legge non fosse vigente grazie alle loro manine. 

Ma è una richiesta senza fondamento, se non di carattere politico per trovare il prossimo “colpevole”. E il perché lo spiega il senatore azzurro Francesco Giro: “Personalmente non credo vi siano i presupposti per invocare i presupposti di autotutela del Senato rispetto ad una sentenza giuridicamente ineccepibile. Ricorsi temerari vanno assolutamente evitati”, non aggiungere danno a danno, insomma.

Risultato: se oggi chi si è visto sottratto il vitalizio se lo vede restituito, è grazie ad una legge demagogica voluta dai rivoluzionari antivitalizi. Sembra il contrappasso e probabilmente lo è. Ma tanto quel che importa ai grillini è aizzare le folle contro la politica. Un tempo gli riusciva meglio, però, mentre adesso perdono le battaglie persino contro chi è stato condannato.

Anche perché con il sistema contributivo in vigore, quelle pensioni sono già decurtate e parametrate ai contributi versati. Esattamente come quelle che prenderanno loro. Solo che a differenza di Formigoni i grillini hanno fatto al massimo solo due legislature. Con un’aggiunta: da che mondo e mondo, le sanzioni accessorie come la revoca della pensione la stabilisce la legge e non gli strepiti sui social.